Il rapporto annuale 'Osservasalute' denuncia l'incremento del divario fra Nord e Sud nelle prestazioni sanitarie

La scorsa settimana, prendendo spunto dalle conclusioni della splendida manifestazione ‘Le Domeniche della Salute’ voluta con forza dai Rotary Club di Eboli e Battipaglia, ho parlato di un gap, ancora purtroppo molto significativo, esistente in tema di salute e di prevenzione fra il centro-nord ed il sud del nostro Paese.

A confermarlo tragicamente il rapporto ‘Osservasalute’ dell’Istituto Superiore della Sanità, che fa annualmente una istantanea dello stato dei servizi sanitari italiani, regione per regione. Il Sistema Sanitario Nazionale, difatti, da molti anni è stato ‘regionalizzato’, è stata cioè attribuita – in un quadro di parametri condivisi – la responsabilità dell’erogazione dei servizi sanitari alle singole regioni, dotandole di un budget e di relativa autonomia. Il budget, però, viene definito sulla base di parametri demografici generali e sulla base di metodologie basate sulle leggi della statistica, e spesso tutto questo non rispecchia la reale situazione dei singoli sistemi sanitari regionali. Laddove, poi, come nel caso della Campania, le regioni non riescano a dare luogo all’erogazione dei servizi sanitari rispettando questo tetto massimo, vi è una sorta di commissariamento del governo centrale, e una serie di drastiche riduzioni di spesa definita, temo impropriamente, razionalizzazione. Degli effetti della cosiddetta razionalizzazione sentiamo, molto spesso, parlare sui quotidiani: chiusura di reparti ospedalieri o di interi ospedali, blocco delle assunzioni e del turn over, tetto di spesa ai servizi a domanda individuale. Dal rapporto ‘Osservasalute’ sembra emergere che questo sistema – senza adeguati correttivi – stia rischiando di aggravare un divario già storicamente esistente fra le varie regioni italiane, in particolare fra Nord e Sud. E questo non soltanto in termini di livelli essenziali di assistenza – che già sarebbe gravissimo – ma anche in termini di prevenzione del rischio. Ancora oggi al Sud per alcune patologie tumorali – conferma drammaticamente il rapporto - si muore di più rispetto al Nord, e questo accade a causa di una strategia di prevenzione e di screening di massa ancor oggi meno efficace nel nostro Mezzogiorno. Ma la mancanza di efficacia della strategia di prevenzione a cosa è dovuta? In parte – io credo – a una sottovalutazione delle campagne di screening precoci e delle campagne informative sui corretti stili di vita la cui responsabilità è dei vertici sanitari regionali e del Mezzogiorno. Ma dall’altra è dovuta a una carenza strutturale di risorse economiche e, di conseguenza, di personale medico e paramedico, che costringe a programmare costantemente sulle emergenze ed impedisce, troppo spesso, di dare luogo a strategie di più ampio respiro. La soluzione – insieme ad un rafforzamento della cultura della prevenzione anche nell’ambito delle autorità mediche – va trovata in una rimodulazione seria dei parametri di budget di spesa sanitaria stabiliti per le singole regioni, che non possono essere fondati soltanto sulla struttura demografica della popolazione ma che devono rinvenire gli elementi primari di valutazione anche e soprattutto sull’analisi dei suoi veri e concreti bisogni. Ora, lo sappiamo, da oltre cinquanta giorni siamo in attesa che le forze politiche trovino un’intesa e diano vita – se sarà possibile – ad un Governo. E, in un sistema proporzionale qual è quello dato, è normale che vada percorsa questa strada. L'auspicio è che gli elementi di dibattito e di ragionamento su cui fondare alleanze di governo possano vertere anche su questi argomenti, e non solo su prese di posizione piuttosto vaghe e vuote di contenuto.

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