Ancora episodi di violenza nell'ambiente scolastico. Occorre reagire subito

Le cronache delle ultime settimane restituiscono episodi allarmanti di bullismo e di violenza nell’ambiente scolastico. Proprio in quel mondo che dovrebbe essere il luogo della formazione non solo didattica ma soprattutto civile dei nostri ragazzi, ogni giorno si registrano, purtroppo, fatti che ci fanno comprendere come una certa cultura della prevaricazione, del “voglio tutto e subito” abbia preso piede in modo preoccupante sia fra i genitori che fra gli stessi allievi delle nostre scuole.
Ma la cosa che preoccupa di più è che molto spesso questi episodi non si limitano al – deprecabile ovviamente – bullismo di un ragazzo verso un altro o alla risposta fuori luogo dell’allievo verso il proprio docente. Molte volte a reagire con violenza ad un rimbrotto fatto al proprio figlio o ad un brutto voto sono i genitori, proprio quelli che dovrebbero essere, al contrario, il punto di riferimento principale di ragazzi che si affacciano alla vita sociale ed al proprio percorso di crescita educativo e di istruzione. È di poche settimane fa la notizia di una maestra di 50 anni pestata a sangue dalla madre di una allieva – in una scuola di Fuorigrotta a Napoli – e che addirittura ha dovuto subire un ricovero di alcuni giorni per superare il trauma contusivo provocatole dall’aggressione. La maestra è stata aggredita davanti ai suoi piccoli allievi, ovviamente terrorizzati dall’orribile scena. Anche qui ad Eboli si è verificato un episodio molto grave, con un docente di una scuola media della nostra città preso a schiaffi da un genitore che lamentava un presunto ingiusto trattamento nei confronti del figlio. Secondo gli esperti tutto questo è il frutto del fatto che la scuola ha progressivamente perso il proprio ruolo di luogo della crescita lenta e serena, ed è stata travolta anch’essa dal clima competitivo e frenetico della nostra società. Ed i genitori avrebbero abbandonato quel sentimento di rispetto che fino a qualche decennio fa comunque c’era verso il docente, verso chi aveva il compito delicato di istruire i propri figli. A questo si aggiunge il fatto che i genitori proietterebbero eccessive aspettative sui figli, e questo causerebbe, al primo intoppo scolastico, l’esplodere del sentimento di frustrazione. Quale che sia la causa, questo è un fenomeno davvero preoccupante e gravissimo. L’intemperanza dell’alunno verso il proprio docente è sbagliata, e va punita. Ne vanno anche colte le ragioni, laddove possibile, perché il fine dell’istituzione scolastica è la crescita dei ragazzi, di tutti i ragazzi. Ma le aggressioni brutali da parte di genitori che si rendono protagonisti di comportamenti degni di un criminale di strada devono essere condannate e punite con la massima severità, fino a mettere in dubbio la capacità di quei genitori di educare alla vita i propri figli. Cos’hanno da insegnare queste persone, se non che le proprie arbitrarie ragioni possono essere fatte valere con la prepotenza? Che non serve il sacrificio, l’impegno, lo studio, ma che basta applicare le logiche dei clan criminali, della sopraffazione per raggiungere i propri obiettivi? Su questo occorre una riflessione seria, fino a prevedere delle sanzioni accessorie per chi si renda protagonista di episodi di violenza nei confronti dei docenti, che devono essere messi in condizione di svolgere al meglio il proprio delicatissimo lavoro. Che è quello, non dimentichiamolo, non solo di istruire, ma anche e soprattutto di preparare alla vita fuori della scuola, alle sfide che ciascuno di quei ragazzi dovrà affrontare una volta concluso il proprio percorso di studi.