Il governo Conte inciampa affrontando le prime prove concrete

Il Governo Conte ha affrontato – dopo il voto di fiducia – le sue prime prove concrete. Dal G7 in Canada, ai primi sbarchi di rifugiati, alle affermazioni del Ministro Tria volte a rassicurare i mercati internazionali. Dalle prime battute, emerge una sostanziale insicurezza del premier Conte; parlerà anche bene le lingue, come si affrettano a far notare i suoi sostenitori, ma il repentino cambio di posizione sull’eventuale rientro della Russia nel G7 proposto dal presidente americano Trump non è parso affatto un comportamento lungimirante.

Il neopresidente del Consiglio dei Ministri italiano, infatti, in un primo momento si è dichiarato favorevole – subito dopo l’intervento di Trump – alla revoca delle sanzioni che incombono da alcuni anni sulla Russia in conseguenza della sua politica aggressiva in Crimea. Poi, resosi conto di essere rimasto del tutto isolato nel quadro europeo, ha ingranato la retromarcia, allineandosi alla posizione di Francia, Germania ed Inghilterra. Posizione tanto più preoccupante quella di Conte se solo si pensa a quanto le posizioni sovraniste di cui le forze politiche che hanno assunto da poco il governo del nostro paese – Lega e Movimento 5 Stelle – sono fortemente incoraggiate in tutto il mondo dalla Russia guidata con mano salda da Putin. Nel frattempo, Di Maio non ha mancato di ricordare come “è un bene che gli italiani eleggano sindaci a 5 stelle, che avrebbero più facilità di dialogo con il governo centrale”, con una caduta di stile davvero spaventosa. Perché in una democrazia seria e matura le istituzioni fra di loro dialogano sempre, per il bene dei cittadini, non lo fanno soltanto se allineate sulla stessa linea politica. E Salvini? Il ministro dell’Interno – fra una tappa e l’altra del suo tour elettorale – ha ben pensato di insultare il governo tunisino provocando addirittura la convocazione dell’ambasciatore italiano ed ora di aprire un contenzioso furibondo con il governo maltese, giungendo a minacciare la chiusura dei porti italiani, in barba – oltre che al senso di umanità – all’intero diritto marittimo internazionale. È evidente che queste persone, queste forze politiche mancano di cultura di governo. Ed io spero che nei prossimi mesi il doversi confrontare con i problemi veri li porti ad una crescita politica e amministrativa. Ad abbandonare i toni da campagna elettorale permanente ed a misurarsi con le sfide che ci attendono. Certo, se il buongiorno si vede dal mattino siamo messi piuttosto male. E le contraddizioni enormi che pure sono presenti in questa eterogenea coalizione politica – legata da un ‘contratto dei sogni’ impossibile da portare a termine – rischiano di esplodere, determinando una linea di governo ondivaga ed inconcludente. Speriamo non sia così, che prevalga il senso di responsabilità.

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