Ancora una giovane vittima per un incidente sul lavoro ad Eboli

Un giovanissimo operaio, un ragazzo di appena 23 anni, è morto a Santa Cecilia in un incidente sul lavoro. Folgorato da una scarica elettrica ad alta tensione mentre lavorava alla costruzione di nuove serre. Il ragazzo, di Ragusa, era qui per conto di una azienda siciliana impegnata ad Eboli quale subappaltatrice dei lavori di realizzazione di impianti per l’agricoltura. Ogni anno in Italia muoiono circa 1000 persone sul lavoro. Oltre tre vite spezzate ogni giorno. Lo scorso anno, nel 2017, contestualmente al riprendersi della congiuntura economica sono – dopo anni – aumentate le morti sul lavoro, le cosiddette ‘morti bianche’.

E l’incremento non è stato da poco, ma di quasi il 6 %. Gli incidenti sul lavoro sono, in questo paese, oltre settecentomila, molti dei quali hanno conseguenze gravissime anche quando per fortuna non sono letali. E molte di queste morti bianche, molte persone che restano invalide e spesso prive della possibilità di provvedere a sé stesse semplicemente ‘spariscono’ dalle statistiche ufficiali. Perché non sono iscritte all’Inail, in quanto molte volte sono impiegate in nero, senza alcuna tutela. Nel corso degli ultimi anni molto è stato fatto per combattere gli incidenti sul lavoro, diverse le norme approvate per garantire migliori condizioni di sicurezza a chi ogni giorno scende la mattina per guadagnare il pane per sé stesso e per la propria famiglia. La legge 626 del 1994, integrata poi dal decreto legislativo 81 del 2008, hanno recepito le direttive europee sulla sicurezza sul lavoro, contribuendo a contrastare in modo significativo la portata di questo terribile fenomeno. Ma ancora molto c’è da fare, i controlli sono troppo pochi, troppe le aziende che non rispettano – neanche fra gli appaltatori pubblici – le più elementari norme poste a garanzia della sicurezza degli operai. Troppe e troppo gravi le violazioni che si annidano nel vasto mondo dei mille subappalti delle opere pubbliche. Fatto sta che è una vergogna nazionale che nel 2018 perdano la vita ogni giorno, compresi quelli festivi, oltre tre lavoratori. E che dev’essere fatto ogni sforzo per fare in modo che questo non accada più. A chi oggi si trova a ricoprire – pur con scarse esperienze concrete - il delicato ruolo di Ministro del Lavoro il compito di fare qualche chiacchiera di meno sui social network, qualche polemica in meno con la ragioneria di Stato e con l’Inps e qualche azione concreta in più per contrastare con ogni mezzo possibile gli incidenti sul lavoro. Alle autorità locali va, invece, un accorato appello: dispongano per quanto di loro competenza tutti i controlli possibili, soprattutto su chi, direttamente o indirettamente, svolge servizi per conto della Pubblica Amministrazione. So bene che le competenze degli enti locali su questi ambiti sono, purtroppo, limitate. Ma ogni azione messa in campo sarà utile per impedire che vi siano ancor oggi persone che perdono la vita o che subiscono gravissimi danni mentre svolgono il proprio lavoro. Per impedire che possa ripetersi un episodio così drammatico, che possa spezzarsi ancora una volta una vita come quella del giovane di 23 anni giunto dalla Sicilia per lavorare nella nostra terra.

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