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La Sanità al Sud e soprattutto in Campania è al collasso: mancano medici ed infermieri

Il Servizio Sanitario qui al Sud Italia è prossimo al collasso, inutile girarci intorno. Tagli continui di risorse, blocco delle assunzioni e del turn over, commissariamenti delle regioni che hanno sforato il budget sanitario – come la Campania – e che comportano ulteriori misure di risparmio.

Ma la qualità del servizio sanitario in un paese è misura di civiltà di quel paese, di quella comunità. Ed il ragionamento su questi argomenti dovrebbe riuscire ad andare oltre l’approccio ‘ragionieristico’. Secondo un interessante articolo uscito su ‘Il Mattino’ pochi giorni fa, la carenza di personale infermieristico è diffusa in maniera endemica un po’ in tutta Italia, con punte sensibilmente maggiori nel Sud. In Campania, i dati sono drammatici: il rapporto fra medici ed infermieri in servizio negli ospedali è pari a 2 ad 1, a fronte di una media nazionale – già non soddisfacente – di 2,5 infermieri per ogni medico. Secondo i migliori standard internazionali, il rapporto fra personale infermieristico e medici dovrebbe essere – per garantire standard qualitativi adeguati, di 3 infermieri per ogni medico. Tutto questo si traduce in ambulanze attrezzate di tutto punto che spesso non possono essere utilizzate, in reparti specialistici chiusi o sottoutilizzati, in esami diagnostici rinviati o effettuati con grave ritardo. Nella nostra regione lavorano – nel servizio sanitario – 9.158 medici e 18.351 medici. In Lombardia – che ha 9 milioni di residenti a fronte dei quasi sei milioni della Campania – operano 14.263 medici e 38.065 infermieri, con un rapporto fra medici ed infermieri ben più equilibrato, pari a 2,7. Ma i dati disponibili denunciano che vi è anche una grave carenza di medici nei nostri ospedali, e questo aggrava ancor di più la situazione. E parliamo di un problema che – se non si fa una scelta politica di incremento del personale sanitario e di forte investimento sulle professioni mediche ed infermieristiche – potrà, nei prossimi anni, soltanto aggravarsi, rischiando seriamente di compromettere in moltissime aree del Paese i livelli essenziali di assistenza. A fronte di questo disastro, dobbiamo ascoltare il superministro Salvini – che ormai sproloquia su ogni argomento, soprattutto su quelli rispetto ai quali non ha alcuna competenza formale – che, in una recente intervista, parla di ottenere ancora risparmi dagli ‘sprechi della sanità’. Per carità, forse negli anni ’80 e ’90 di errori ne sono stati fatti, ed il governo politico del sistema sanitario ha prodotto gravi guasti. Ma è da quasi un ventennio, ormai, che il sistema sanitario nazionale è stato sottoposto a misure di taglio e di cosiddetta razionalizzazione della spesa quasi draconiane. Oggi occorrerebbero scelte del tutto diverse, tese a garantire la qualità dei servizi, la possibilità di realizzare vere campagne di prevenzione e di screening, perché altrimenti la spirale involutiva di un servizio sanitario nazionale che per molti versi è stato un vanto ed una conquista di civiltà per l’Italia potrebbe divenire inarrestabile. Di questo mi piacerebbe sentir parlare i Di Maio, i Salvini, i nostri attuali governanti, di come rilanciare la sanità italiana e di come garantire la salute dei loro concittadini, piuttosto che di sciocchezze sui vaccini e del libro dei sogni fatto di promesse probabilmente irrealizzabili su cui stanno articolando una perenne campagna elettorale.

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