Un uomo di 52 anni è morto a pochi passi dall'ospedale di Eboli. Questa tragedia sia di monito contro il cinismo

Un uomo di 52 anni è morto, ad Eboli, per un arresto cardiaco a 100 metri dall’Ospedale Santissima Maria Addolorata. L’uomo, di origini marocchine, soltanto l’anno scorso era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico di innesto di un bypass coronarico che – sperava – lo avrebbe rimesso nelle condizioni di salute indispensabili per lavorare e per continuare a mantenere la sua famiglia, i suoi figli, che vivono insieme alla moglie in un villaggio nei pressi di Casablanca.

L’operaio cinquantaduenne si stava, appunto, recando al nosocomio della nostra cittadina per una visita di controllo, quando è stato colto da fitte lancinanti. Ha chiesto ripetutamente soccorso, ma è stato ignorato dai passanti ed anche da un gruppo di ragazzini che sostava davanti al bar. Soccorso, poi, da un volontario di una delle croci bianche che stazionano nei pressi dell’ospedale, è giunto al pronto soccorso in fin di vita. Nulla hanno potuto le cure prodigate dai medici dell’Ospedale, e non si è potuto far altro che registrare il decesso di questo padre di quattro figli, venuto in Italia a lavorare nei nostri campi, sottoponendosi a orari e fatiche massacranti con il solo obiettivo di sfamare la sua famiglia. Questo episodio – indecente, indegno di un paese civile – apre un interrogativo gigantesco su cosa siamo diventati, su quanto il cinismo imperante stia condizionando i comportamenti di ciascuno di noi, allontanandoci a grandi passi da quel senso di umanità, di solidarietà, di pietas che dovrebbe essere ciò che ci guida ogni giorno nel nostro percorso di vita. Decine di persone hanno visto quest’uomo in agonia, che si è prolungata, a quanto sembra, per oltre mezz’ora. Decine di persone non hanno mosso un dito per aiutarlo, non hanno fatto pochi passi per allertare i medici del pronto soccorso, non hanno neanche voluto perdere pochi secondi per comporre il numero di emergenza sull’onnipresente smartphone per fare in modo che qualcuno aiutasse questa persona in evidente difficoltà. E, badate bene, io credo che molti di questi stolti – perché in altro modo non so definirli – non lo abbiano fatto neanche con consapevolezza. Si sono lasciati guidare dal cieco pregiudizio, dalla convinzione mediocre e superficiale, magari, che l’uomo fosse ubriaco o chissà cos’altro. Come se, poi, una persona non meritasse, a prescindere dalle cause, di essere soccorsa quando è in evidente difficoltà. Stiamo diventando persone ciniche, dure, insensibili, incapaci di cogliere la sofferenza dell’altro e di intervenire in suo aiuto, e la comunità ebolitana – perdonate la durezza delle mie parole – ha oggi qualcosa di cui vergognarsi profondamente. Un uomo, un lavoratore, un padre di famiglia ha perso la vita nell’indifferenza dei passanti e, forse, l’intervento tempestivo dei soccorsi avrebbe potuto salvarlo. Sia, almeno, l’occasione per riflettere sui nostri comportamenti, per ritrovare il senso di umanità e di comunità, stretta attorno a ciascuno dei suoi componenti, senza pregiudizi e lontana dal cinismo imperante.

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