L'Italia fanalino di coda in Europa?

Nel 2019 – lo afferma la Commissione Europea ma i dati macroeconomici, purtroppo, lo confermano in pieno – la crescita del Pil italiano sarà soltanto dello 0,2 %. Un tasso bassissimo, ad un passo dalla recessione. Certo, lo stato di salute economica dei paesi dell’Unione non è dei migliori, ma il dato che spaventa è che, in ogni caso, l’Italia si colloca, come stima di crescita, come fanalino di coda dell’intera Europa.

Questo è il contesto che si è determinato dopo alcuni mesi di governo giallo-verde e, senza voler addossare l’intera responsabilità a chi è al governo del Paese soltanto da un breve periodo, non si può far a meno di notare come la preoccupazione delle forze politiche di governo sia soltanto quella di fare propaganda in vista delle imminenti elezioni europee, con il duplice obiettivo di rafforzare il proprio consenso, e di effettuare una vera conta interna per verificare i rapporti di forza fra Lega e 5 Stelle. La Lega, infatti, con la sua propaganda tutta incentrata da un lato sull’intolleranza verso i fenomeni migratori e dall’altro sulla tutela dei propri ceti di riferimento e, soprattutto, degli interessi delle regioni del Centro-Nord del Paese, continua – almeno all’apparenza – a crescere nei consensi, soprattutto a discapito del proprio alleato. I 5 Stelle rispondono a questa emorragia di consensi in favore dell’alleato più marcatamente di destra da un lato cercando di portare avanti – ahimè maldestramente – le proprie promesse elettorali (ne è una prova lo scontro con l’Europa sulla manovra finanziaria pomposamente ribattezzata ‘manovra del cambiamento’ che ha lasciato sul tappeto dello scontro e della successiva mediazione miliardi di euro) e dall’altro alzando l’asticella dello scontro su temi come la Tav ed altri su cui parte del loro elettorato si mostra più intransigente. In tutto questo contesto, molto preoccupante, si innestano poi elementi che solo all’apparenza sono folkloristici, come lo scontro – alimentato per motivi diversi sia da Salvini che da Di Maio e Di Battista – con la Francia, che ha portato alla gravissima conseguenza della decisione francese di ritirare l’ambasciatore francese a Roma per ‘consultazioni’. Fuori dal linguaggio diplomatico, questo vuol dire che qualsiasi dialogo diplomatico fra i due paesi è, per il momento, sospeso. L’ultima volta che vi fu rottura delle relazioni diplomatiche fra i due paesi fu nel 1940, e furono causate dalla dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia. Da allora, non si è mai registrata una tale tensione nelle relazioni fra grandi paesi dell’Unione. Dopo mesi di polemiche sulle vicende più disparate – ricordiamo tutti la ridicola presa di posizione dell’esponente pentastellato Di Battista sul cosiddetto ‘franco CFU’ che impoverirebbe l’Africa francofona o le continue, e spesso volgari, polemiche personali di Salvini contro Macron – a far traboccare il vaso è stata la scelta del Vicepremier Di Maio di incontrare una delegazione dei cosiddetti ‘gilet gialli’, il movimento piuttosto nebuloso che in Francia tenta da mesi, anche con mezzi al limite del lecito, di far cadere il governo. Io sono davvero preoccupato, e condivido con voi questa mia preoccupazione. Sono preoccupato perché, da quello che vedo e leggo ogni giorno, non vi è alcuna intenzione da parte delle forze politiche di maggioranza di assumersi un minimo di senso di responsabilità, di agire non per propaganda ma davvero nell’interesse dei cittadini. Mentre il Pd, e con esso il centrosinistra, continua ad essere avvitato in un dibattito interno che non sembra, ad oggi, in grado di sciogliere i nodi che lo hanno portato alle recenti e gravissime sconfitte.

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