Una grande domenica di mobilitazione contro il razzismo lo scorso 17 marzo ad Eboli

Si è svolta la scorsa domenica 17 marzo ad Eboli una grande manifestazione contro il razzismo e contro la xenofobia, promossa da tantissime associazioni, organizzazioni politiche sindacali e da moltissimi semplici cittadini. L’obiettivo – raggiunto con successo – era quello di dimostrare che c’è una Eboli – come c’è un’Italia – che resiste alla deriva xenofoba ed intollerante che sta pervadendo – a causa di forze politiche irresponsabili e populiste – ampie fasce della pubblica opinione.

Il gioco di queste forze politiche – che cavalcano i peggiori sentimenti per trarne giovamento nelle urne – è quello di mettere i più deboli contro i più deboli, i poveri e gli emarginati contro gli ancora più poveri ed emarginati, e cioè i migranti. Un gioco pericoloso per la democrazia, e che va contrastato in tutti i modi possibili, per scongiurare una vera e propria deriva xenofoba del Paese. L’obiettivo principale dei manifestanti – una marea colorata e festosa di cittadini ebolitani, di migranti, di persone provenienti da tutta la provincia – è stato quello di contestare a gran voce i principi cardine del cosiddetto ‘Decreto Salvini’ che, con la scusa di rafforzare la sicurezza pubblica, sta ponendo le basi per smantellare l’attuale sistema di protezione dei migranti che giungono in Italia per sfuggire a guerre, guerre civili, gravissime violazioni dei diritti umani nei loro paesi d’origine. Il decreto Salvini è stato già – in parte – disapplicato dai sindaci di alcune grandi città italiane – Napoli, Milano, Palermo – nelle parti in cui impediva agli ufficiali d’anagrafe di rilasciare il documento di identità attestante la residenza a coloro cui fosse scaduto o fosse stato negato in prima istanza il permesso di soggiorno per motivi umanitari. In questi giorni, poi, anche la magistratura ha posto dei paletti importanti all’applicabilità del decreto, stabilendo in particolare che esso è inapplicabile a chi aveva – alla data di promulgazione del provvedimento – già presentato domanda di asilo o di protezione umanitaria. Sono primi fatti importanti, ma il provvedimento va combattuto alla radice, perché è iniquo. Rischia, inoltre, di disarticolare il sistema di accoglienza e di peggiorare addirittura le condizioni di sicurezza nel nostro Paese, esattamente il contrario degli obiettivi che – secondo il vicepremier e ministro degli Interni – cerca di porsi. Rendere, infatti, clandestine sul territorio italiano decine di migliaia di persone che fino al giorno prima non lo erano, impedire loro l’accesso ai servizi pubblici essenziali ed al lavoro non in nero, mettere nelle stesse condizioni i loro figli non appena compiuti i 18 anni, è un atto non soltanto riprovevole dal punto di vista morale ma anche criminogeno, perché crea le condizioni per le quali una parte di queste persone scivolino immancabilmente – per sopravvivenza – verso situazioni di illegalità. Gli organizzatori della manifestazione di Eboli hanno chiesto al Sindaco Cariello, con una lettera aperta, di prendere posizione sul decreto Salvini. Io confido che lo faccia, e spero che sia una posizione netta ed inequivocabile, come quella di tanti altri primi cittadini della penisola.

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