L'episodio razzista di Torre Maura conferma di un brutto clima nel nostro paese

La vicenda di Torre Maura, con un manipolo di militanti di Casapound che hanno sobillato la popolazione di quella popolosa area della periferia romana contro la realizzazione di un Campo Rom fino a giungere ad intercettare, bloccare e distruggere – calpestandolo – il pane destinato a sfamare queste persone, è emblematica dei tristi tempi che stiamo vivendo.

Tempi di guerra dei poveri contro i più poveri, dei disperati contro i più disperati, dei deboli contro i più deboli. Tempi in cui si è sdoganato – a causa della cattiva politica che pensa soltanto ai facili consensi – il più brutale egoismo, la rozzezza di comportamento, finanche la xenofobia ed il razzismo. Vi sono, per fortuna, anche segnali diversi, e la vicenda del quindicenne abitante del quartiere Simone che, a viso aperto, affronta i militanti fascisti per dire ‘io non sono d’accordo’ è – per fortuna – il segnale che c’è chi resiste, che è convinto che, per migliorare le proprie condizioni di vita, sia indispensabile lottare e combattere contro chi prevarica e chi mal governa e non verso chi vive in condizioni ancora peggiori. In tutto questo suona leggermente stonata – devo dirlo con rammarico – la lettera aperta dell’ex presidente del Partito Democratico Matteo Orfini che ha detto – e questo è tristemente vero – che troppo spesso quel partito ha dimenticato le periferie, la lotta in difesa dei più deboli, le battaglie per una urbanistica e per politiche di governo del territorio che sappiano valorizzare e rendere vivibili tutti i luoghi ed i non luoghi delle nostre principali realtà urbane. Viene da chiedersi: “Orfini, e tu che sei e sei stato dirigente di quel partito a livelli apicali, tu che sei stato commissario del Pd di Roma ed artefice della sfiducia a Ignazio Marino, dov’eri?”. Perché se oggi Virginia Raggi disamministra la capitale d’Italia, se politiche di governo del territorio disastrose stanno rendendo invivibili vaste aree della sterminata periferia urbana della Città – che già soffrivano per la verità di problemi gravissimi – e se tutto questo è terreno fertile per demagogia, populismi e strumentalizzazioni di ogni sorta è merito anche di chi volle fortissimamente mandare a casa l’amministrazione comunale guidata Ignazio Marino. Una scelta profondamente sbagliata alla luce dei fatti, tanto più che Ignazio Marino – i cui limiti politici pure erano evidenti ma che ha cercato di mettere i bastoni fra le ruote ad alcuni meccanismi di potere consolidati – è stato, in pratica, assolto da qualsiasi addebito. Ed allora, ed è qui il senso della mia riflessione, quando ci lamentiamo – ed è sacrosanto farlo – dello stato cui siamo giunti, dobbiamo sempre saper fare i conti con i nostri errori politici, per farne tesoro e per improntare la nostra azione e la nostra passione politica al benessere della collettività, senza calcoli di partito o di componente.

Stampa

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione Cookies Policy.