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Il modo migliore per festeggiare il 1 Maggio è ricordare i morti sul lavoro ed agire per la prevenzione degli incidenti

Il modo migliore per parlare del 1 maggio, della Festa che ogni anno celebra il lavoro ed i lavoratori con i loro diritti, le loro speranze, l’opera da ciascuno di loro prestata ogni giorno per il benessere collettivo della nostra società è, a mio avviso, quello di parlare – in un Paese come l’Italia in cui ancora oggi circa mille persone perdono la vita per incidenti sul lavoro o collegati al lavoro e decine di migliaia sono i feriti – di questo dramma, delle vita spezzate di chi ogni giorno si alza la mattina per un futuro migliore, per se stesso e per la propria famiglia.

Il 28 aprile, inoltre, si celebra da molti anni l’altrettanto importante Giornata Nazionale per la Salute e la Sicurezza nei Luoghi di Lavoro, per ricordare a noi tutti che ancora oggi molte persone restano invalide o addirittura perdono la vita sul luogo di lavoro a causa del mancato rispetto da parte di alcune aziende delle più elementari norme di sicurezza. Ma il 28 aprile, soprattutto, è la giornata che serve a promuovere nelle aziende ed in tutti i luoghi di lavoro la cultura della prevenzione, affinché questi terribili incidenti siano sempre di meno. Ed è in questo contesto che voglio segnalarvi una splendida iniziativa di sensibilizzazione chiamata “giro le vite spezzate” e che potrete seguire qui: un cicloviaggio di 1000 km partito, appunto, lo scorso 28 aprile da Ogliastro Cilento e che ha attraversato Pontecagnano Faiano e Maddaloni in provincia di Caserta, e che sta ora proseguendo verso il Centro Italia passando per Grosseto, Firenze, Pisa per poi concludersi a Milano. Tutte città dove nell’ultimo anno un lavoratore è deceduto per un grave incidente sul luogo di lavoro. Io credo sia una iniziativa di eccezionale valore, e che questo sia uno dei modi migliori possibili per celebrare il 1 maggio, la Festa del Lavoro: adoperandosi in ogni modo possibile per scongiurare il ripetersi di atroci incidenti. E la chiave di tutto è, come spesso accade, nella cultura della prevenzione che, laddove carente, porta sempre a sottovalutare le situazioni di rischio o di pericolo con le drammatiche conseguenze che vediamo ogni giorno, ed alle quali assistiamo impotenti.

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