Lo sgombero della ex Apoff: un atto necessario ma che non risolve i problemi. Ora si assistano i migranti.

Questa settimana torno, alla luce anche dei recenti fatti di cronaca che hanno riguardato lo sgombero dell’ex Apoff, sulla vicenda della fabbrica di Santa Cecilia che, come ricordavo già alcuni mesi fa in un precedente articolo, rappresenta una vera e propria bomba ecologica. E’ un problema grave, posto all’attenzione dell’Amministrazione Comunale – meritoriamente – dal comitato “Togliamoci l’Amianto dalla Testa”, che sta procedendo ad una importante attività di monitoraggio e di sensibilizzazione sulla presenza di eternit in cattivo stato di conservazione sul territorio cittadino. Qualche giorno fa le forze dell’ordine – su disposizione, sembra, della magistratura – hanno proceduto ad uno sgombero coatto dei migranti che utilizzavano quell’area come rifugio di fortuna. Ed è chiaro, a mio avviso, che un provvedimento andava preso, perché quelle persone si esponevano, senza saperlo, ad un pericolo davvero molto grave di contrarre patologie gravissime, fra cui il terribile tumore provocato dalla respirazione involontaria di fibre di amianto, il mesotelioma. Ma queste persone, questi immigrati che – al di là delle polemiche sciocche e delle nuove xenofobie – vengono qui in Italia, vengono qui ad Eboli – nella stragrande maggioranza dei casi - per lavorare, per vivere con dignità e spesso per sfuggire a guerre sanguinose, ora devono essere aiutati a trovare una sistemazione decorosa. E questo va fatto per due motivi, uno legato al quel senso di civiltà e di solidarietà su cui tante volte Papa Francesco sta richiamando l’attenzione, l’altro anche a motivi pratici: questi migranti, lasciati a se stessi e privi di mezzi, altro non potranno fare – e pare che stia già accadendo in parte – che tornare a rifugiarsi in quel luogo malsano e pericoloso. Sarebbe, questo, un danno per la loro salute, oltre che una sconfitta per la nostra città. E sarebbe una sconfitta, gravissima, anche perché l’economia di questa città – al di là della demagogia che troppo spesso ascoltiamo – deve, per quanto riguarda l’agricoltura, moltissimo alle braccia di questi migranti, che di fatto portano avanti la raccolta delle verdure, della frutta, di tutte le rinomate produzioni locali. Ma è orribile considerare queste persone – i migranti – soltanto come braccia, come manovalanza senza diritti e senza speranze per il futuro. E’ indegno ospitarli in baracche a costi altissimi, è indegno lasciarli senza difese nelle mani dei caporali. Sarebbe utile promuovere – e lancio qui un’altra proposta – l’apertura a Santa Cecilia, potrebbe farsene promotrice l’Amministrazione Comunale presso gli entri preposti, di uno Sportello di Collocamento per gli immigrati. Questo sarebbe utile soprattutto per quelle lavorazioni che si svolgono in tempi brevissimi – pensiamo ad esempio alle pesche, che maturano in pochi giorni – e dove occorre molta manodopera per la raccolta. Oggi, il reclutamento di questa manodopera “veloce”, utilizzata per pochi giorni e da reclutare in gran numero e tempestivamente, è tutta in mano ai caporali, a loro volta controllati dalla criminalità organizzata. E’ un meccanismo che va spezzato! Tornando alla questione Apoff, mentre si dà la doverosa assistenza ai migranti sgomberati, occorre che si trovi rapidamente il modo per rimuovere al più presto il pericolo rappresentato da quella fabbrica, e in questo senso condivido la proposta del comitato di attivisti anti-amianto di un intervento del Comune di Eboli volto, in accordo con l’amministratore giudiziario dell’area, a promuovere l’acquisizione dei manufatti e la loro immediata bonifica. Una volta bonificata, quell’area potrà essere restituita alla collettività. C’è un’altra struttura che – lo ricordavo alcune settimane fa - da qui a pochi anni potrà rappresentare un serio pericolo, ed è anche prossima al centro cittadino: l’ex Foro Boario, i cui capannoni sono in larga parte ricoperti da lastre di eternit che, per ora, sembra siano ancora in condizioni di conservazione discrete, ma che – poiché l’associazione provinciale degli allevatori che risulta proprietaria dell’area non ha i mezzi economici per provvedere – potrebbero in pochi anni degradare. Nello scorso mese di dicembre, presentai – quale presidente dell’associazione sportiva ‘Free Runner’ - un'istanza al Sindaco di Eboli Massimo Cariello per chiedere se il comune avesse provveduto ad accertare la presenza – presso il Foro Boario di cemento-amianto nella copertura e se i proprietari – in caso appunto vi fosse presenza di amianto – avessero provveduto a comunicare agli uffici comunali il nominativo del responsabile del trattamento dell’amianto e, ancora, se fosse stata prodotta la relazione sullo stato dell’amianto previsto dalla legge. Ancora non è giunta risposta. Ma in ogni caso, per affrontare efficacemente problemi come questi, occorre da parte dell’Amministrazione Cariello uno sforzo serio: l’invito che rivolgo al Sindaco è quello di impegnarsi per mettere in campo un progetto, un intervento che porti all’acquisizione dell’area e alla realizzazione, in luogo del fatiscente complesso, di una piscina comunale e di impianti sportivi e ricreativi ausiliari, data anche la prossimità dell’area al Palasele e allo stadio comunale “Dirceu”.

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