Pubblicato l'atto di indirizzo sulla Sanità. Occorre una battaglia condivisa e guidata dalle amministrazioni locali per modificare la proposta e sostenere l'Ospedale di Eboli

E’ stato pubblicato lo scorso 23 settembre l’Atto Aziendale della Asl Salerno. Ed ora i sindacati e le forze sociali e politiche hanno pochi giorni di tempo per far pervenire sulla scrivania del direttore generale dell’Asl Antonio Giordano le proprie osservazioni e proposte. L’atto ricalca, nella sostanza, le linee impartite dal commissario governativo Polimeni e prevede una rimodulazione sia dei posti letto dei vari ospedali della provincia di Salerno, sia dell’offerta di servizi sanitari sul territorio, attraverso la cosiddetta ‘riorganizzazione funzionale e operativa’ dei presidi ospedalieri. Nel corso dell’ultimo anno, e in particolar modo negli ultimi mesi, sono intervenuto diverse volte sull’argomento, sia per la sensibilità che mi deriva dalla mia professione di medico sia perché ritengo fondamentale che la politica e le forze sociali siano in grado di intervenire con decisione su scelte di tale rilevanza. Ma vediamo più nel dettaglio cosa prevede il nuovo atto aziendale. In totale – ad eccezione del San Leonardo che ha una gestione ad hoc essendo Azienda Ospedaliera Universitaria – i posti letto previsti nelle strutture pubbliche della provincia sono 1811, così distribuiti: 366 all’Umberto I di Nocera Inferiore, 82 a Pagani, 118 all’ospedale di Scafati, 161 a Sarno; 92 al nosocomio di Oliveto Citra, al San Luca di Vallo della Lucania 322, ad Agropoli 20, 114 all’ospedale di Sapri. 20 posti letto sono destinati al presidio ospedaliero di Roccadaspide e 212 a quello di Polla. La Piana del Sele vede assegnati un totale di 304 posti letto, suddivisi in 138 al Santa Maria della Speranza di Battipaglia e in 166 al nostro ospedale cittadino, il Santissima Maria Addolorata. Per gli ospedali di Eboli e Battipaglia è prevista l’unificazione dal punto di vista amministrativo, ed essi, dunque, saranno dotati di un solo direttore amministrativo e di un solo direttore sanitario. Ad Eboli, inoltre, sarà attivato – a quanto sembra – un punto di primo soccorso pediatrico. E’ un atto ospedaliero articolato, che inizia a mettere dei punti fermi, per quanto insufficienti. Ma una cosa voglio dirla con chiarezza: spetta alla politica – grande assente della vicenda nell’ultimo anno – fare in modo che un atto tecnico assuma anche una valenza più generale. Soprattutto a far sentire nuovamente e con forza la propria voce dovrebbe essere la politica locale. Fra poche settimane l’atto aziendale sarà approvato, ed è poco il tempo, dunque, in cui i cittadini, le amministrazioni locali e i sindacati possono far sentire la propria voce. Ad Eboli senz’altro serve l’attivazione del punto di primo soccorso pediatrico, ma Eboli – sia per le caratteristiche del territorio sia per il suo essere punto di primo riferimento di tutto un insieme di paesi vicini, sia infine per le caratteristiche dell’ospedale e per il suo patrimonio di competenze ed attrezzature – deve vedere riconosciuto il proprio ruolo quale Spoke ed Hub per la rete ictus, cosa che ha pieno senso se solo si considera che qui ad Eboli c’è l’Unità Operativa di Neurologia e diversi centri di alta specializzazione (centro per lo studio delle cefalee, centro di diagnosi e terapia per la sclerosi multipla, per lo studio delle malattie neuromuscolari e delle epilessie). Eboli è anche Hub di primo livello nella rete cardiologica ed è dotato del servizio di emodinamica. Se a questo si aggiunge che, nell’attuale bozza di piano, per la rete di riferimento ictus sono presenti soltanto gli ospedali di Polla e Vallo della Lucania – difficili da raggiungere in tempi brevi per le circa 300.000 persone che gravitano attorno al nosocomio ebolitano – si comprende che questo obiettivo è del tutto fondamentale, e che tutti dobbiamo attivarci per fare in modo che sia raggiunto. Così come, in considerazione della presenza ad Eboli di un reparto di Malattie Infettive all’avanguardia, dotato di due stanze a pressione negativa utili per isolare le persone affette da gravi malattie infettive, andrebbe considerata seriamente l’idea di un reparto di Medicina delle Migrazioni. Reparto che, in fondo, non farebbe altro che prendere atto di quanto già accade, sia per la forte presenza di immigrati nella Piana del Sele sia perché già oggi gli immigrati affetti da sospette patologie di natura infettiva vengono inviati ad Eboli da tutta la provincia, tant’è vero che il Ministero dell’Interno ha disposto in più occasioni speciali finanziamenti al nosocomio cittadino per rafforzare questi servizi. Un’ultima proposta che andrebbe sostenuta con forza è quella volta al mantenimento dell’Unità Operativa Complessa di Radiologia ad Eboli, e questo in virtù non solo della presenza della risonanza magnetica, utilizzata da tutta la Asl, e del corso di laurea specifico attivato presso il nosocomio, ma anche perché sono presenti – in ambienti nuovissimi e progettati ad hoc – attrezzature di altissima qualità (ad esempio l’ago aspirato sotto guida ecografica, che è utilizzato in molteplici discipline come urologia, chirurgia, ortopedia e diverse altre). Si tratta di proposte di buon senso, già avanzate da tanti medici, da sindacalisti e da cittadini di buona volontà e di grande sensibilità. Spero che la politica sappia fare tesoro di questi spunti, sappia e voglia farsi carico di queste proposte e voglia portarle sul tavolo del commissario con autorevolezza e forza.

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