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L'integrazione è la strada maestra

Il dibattito di questi giorni che si sta alimentando in Senato sulla proposta dello ius soli mi spinge a fare delle considerazione sul tema dell'integrazione e del multiculturalismo che possono adattarsi anche alla nostra Città. Chiariamoci subito: “integrazione” non vuol dire annullare le differenze, non vuol dire adattarsi a subire un processo di acculturazione e di inglobamento all’interno di una cultura dominante. Integrarsi, piuttosto, significa trovare un proprio spazio vitale e di espressione delle proprie peculiarità all’interno di un sistema di riferimento che non annulla le diversità, ma le esalta e le ricompone in un quadro multiforme e ricco. Sentiamo spesso dire che in Italia esistono modelli da seguire; il più famoso è quello di Milano elogiato anche dal Ministro degli Interni Minniti. Infatti, il capoluogo lombardo è divenuto modello di accoglienza e integrazione. Il segreto alla base è un'alleanza strategica tra Stato e poteri locali per l'accoglienza diffusa dei migranti. Accoglienza, dunque, che insieme ad integrazione e sicurezza costituiscono il mix vincente necessario per tenere insieme le varie comunità. Questo ci fa capire che argomenti come questi lo ius soli e le politiche di integrazione sono tasselli fondamentali per creare delle politiche di sicurezza per il presente ed il futuro del nostro paese. Non è una strada facile al Sud più che al Nord, tuttavia non possiamo non percorrerla. Dobbiamo essere capaci di compiere uno sforzo di convivenza che vada oltre la tolleranza nei confronti di chi è altro da noi, ma riesca a comprendere a fondo le ragioni che hanno portato i migranti ad allontanarsi dal loro paese di origine andando spesso incontro a traversate disumane. Per realizzare appieno un modello multiculturale di integrazione bisogna partire dalle generazioni più giovani e ciò può avvenire soltanto attraverso un'adeguata integrazione dei sistemi educativi e scolastici delle realtà di inserimento, intesa come strumento chiave non solo per la crescita individuale, ma anche e soprattutto per la prevenzione del pregiudizio, dell’intolleranza, della discriminazione e per lo sviluppo di un senso di appartenenza. Questa soltanto può essere la strada perché non possiamo più negare che viviamo in un mondo globalizzato e questioni come quelle dei migranti e delle politiche di accoglienza sono spesso ridotte, grazie anche alla complicità dei media, a slogan propagandistici e da campagna elettorale che sollecitano la paura ed il sospetto nei cittadini. E il sospetto e la paura si combattono anche grazie a delle azioni che l'Unione Europea sta sostenendo con una certa continuità come progetti di formazione e di ricerca finalizzati a esplorare nuovi punti di vista sulle varie “culture” ospitate nei nostri paesi e nelle nostre strade. Dobbiamo avere il coraggio di non smarrire le ragioni dell'accoglienza, senza però rinunciare alla sicurezza delle nostre strade, contribuendo come cittadini alla costruzione di un modello virtuoso di integrazione sui territori e non cedendo alle lusinghe elettorali di chi ci chiede di girarci dall'altra parte e fare finta di nulla.

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