L'incuria ed il degrado urbano vanno combattuti attraverso la partecipazione

Molte volte ho affrontato il tema, in questi mesi, della scarsa capacità di chi ci amministra di occuparsi, oltre che della realizzazione di nuove opere pubbliche, della manutenzione di quello che c’è. Il verde pubblico, le strade ed i marciapiedi, i monumenti sono spesso lasciati al degrado ed all’incuria. Intendiamoci, questo è un fenomeno di portata molto vasta e soprattutto qui nel Mezzogiorno è endemico. In parte la causa è il senso civico non elevatissimo di noi meridionali, protratti come siamo molto più alla cura del nostro ambito familiare che degli spazi comuni. In parte un’altra motivazione di questo stato di cose è la scarsità di risorse, che porta i comuni alla ricerca di fondi per realizzare nuove opere, per carità spesso utili e necessarie, senza considerare il fatto che i sempre più striminziti bilanci degli enti locali hanno pochissimi soldi per la manutenzione. Qui ad Eboli il fenomeno di degrado degli spazi comuni è molto visibile. Come facevo notare alcune settimane fa, non si ferma neanche davanti ai principali monumenti, come quello dedicato, nella centralissima Piazza della Repubblica, a Vincenzo Giudice. Occorre trovare delle soluzioni a questo stato di cose, perché davvero serve a poco rifare asfalto e marciapiedi e arredo urbano, per dirne una, lungo la statale se poi, a distanza di pochi mesi, le colonnine di marmo con elementi illuminanti per segnalare le strisce pedonali hanno cessato di illuminarsi ed i cestini portarifiuti spesso penzolano tristemente rotti lungo i marciapiedi. E qui entra in gioco anche la capacità degli enti pubblici – ma spesso in questo la normativa non aiuta – di verificare prima la bontà delle forniture effettuate alle pubbliche amministrazioni. Il fenomeno, poi, si aggrava mano a mano che ci si allontana del centro, e si incontrano decine di desolanti piccole aree abbandonate a se stesse, una incuria del verde pubblico che fa paura, marciapiedi ormai inutilizzabili fino a giungere, lungo la litoranea, a quel vero e proprio monumento all’incuria umana che è – ahinoi – la pista ciclabile un tempo più lunga d’Italia. Io una piccola proposta per provare ad iniziare una inversione di tendenza ce l’ho, può essere una base di ragionamento e spero che un confronto con l’Amministrazione Comunale possa nascere su questi argomenti: proviamo ad invertire la tendenza, a mutuare quelle tante piccole esperienze di cura collettiva dei nostri spazi comuni che sono abitudine ormai radicata nel Nord Europa ed anche in buona misura nell’Italia Settentrionale. Gli spazi pubblici, le strade, i monumenti, vanno pensati con la comunità di riferimento – altrimenti mai saranno vissuti come propri – e ad essa affidati. Il Piano del verde comunale – che ancora oggi non esiste – dovrà prevedere, anche in ragione del fatto che nel centro di Eboli mancano grandi aree verdi, una vera e propria città giardino-diffuso. Ed in questo contesto Radicity ha rappresentato a mio avviso un primo esperimento positivo, ma non deve rimanere lettera morta, Le esperienze positive come la creazione delle Guardie Ambientali devono, in questo contesto, maturare: non più solo volontari che sanzionano, affiancandosi ai pochi agenti di Polizia Municipale, l’abbandono dei rifiuti, ma sentinelle del decoro urbano, che segnalino al comune insieme ai cittadini tutto quello che non va, che insieme ad essi predispongano ipotesi per provi rimedio. È solo uno spunto, sicuramente da migliorare, ma vorrei che il mondo delle associazioni, i cittadini, gli amministratori si confrontassero in positivo su questi temi, anche in concomitanza col ragionamento che si dovrà necessariamente aprire in città sulla nuova ipotesi di Piano Urbanistico Comunale, che non va inteso come mero elemento di pianificazione urbanistica, ma come linea guida dello sviluppo futuro e possibile di una comunità. Anche su questo, in verità, mi sarei aspettato dall’Amministrazione Cariello un po' più di volontà di rendere la comunità partecipe fin dalle primissime battute. Ma non voglio giudicare prima di vedere come si evolverà il percorso di discussione.

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