Il rischio di secessione nel cuore dell'Europa. La Ue deve mediare fra governo spagnolo e Catalogna

Una settimana fa la nostra domenica è stata rotta dalle immagini di violenza e di sangue che ci sono giunte dalla Catalogna. Immagini forti che hanno seminato in ciascuno di noi amarezza, angoscia ed anche seria preoccupazione per il presente nel quale viviamo e per il futuro, soprattutto quello dei nostri figli. Il primo ottobre ha avuto luogo, infatti, il referendum convocato dalla Generalitat – il governo regionale catalano – che aveva l’obiettivo di far pronunciare i cittadini di quella regione su una possibile indipendenza dalla Spagna. 

La Guardia Civil – la polizia di Stato spagnola – su ordine del Governo centrale guidato da Mariano Rajoy ed ottemperando alle indicazioni della Corte Costituzionale spagnola, è intervenuta nei seggi, con l’obiettivo di impedire un voto considerato dalla autorità centrali del tutto illegittimo. Nei seggi ci sono stati scontri con i cittadini e con gli attivisti impegnati nelle operazioni di voto. I Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, non è intervenuta. In alcuni casi, anzi, vi è il sospetto che si sia adoperata per ostacolare la polizia spagnola. Ma la scena delle violenze, dei proiettili di gomma sparati sui cittadini, la vista dei feriti sono immagini che non possono lasciare indifferenti e che si riverberano in tutto il mondo e impongono una riflessione. Fermiamoci a pensare. Il referendum del primo ottobre è senza alcun dubbio un referendum illegittimo, perché non rispetta le leggi e le sentenze della Corte costituzionale spagnola, ed è espressione di una spaccatura forte tra la società catalana, quella spagnola e anche quella europea. È chiaro a tutti che nessuno stato può rinunciare alla propria sovranità, concedendo la secessione ad una parte del proprio territorio, senza che questo significhi abdicare alla propria funzione. Oltretutto, questo avviene in uno stato, la Spagna, già fortemente connotato verso il federalismo, tant’è che la Catalogna gode di una significativa autonomia, come altre regioni. Ma il Governo spagnolo guidato dal centrodestra, il premier Rajoy, hanno gestito malissimo la vicenda. È una ferita grave vedere – nel cuore dell’Europa – le forze dell’ordine di un paese democratico malmenare cittadini inermi, non doveva accadere. La vicenda andava gestita sin dall’inizio in modo più intelligente, e questo non significava arretrare rispetto alla posizione di principio. Il premier Rajoy, oltretutto, in questa annosa questione ha sbagliato da molto più tempo, sin da quando il suo partito – il Partido Popular – nel 2011 si era adoperato per far cancellare alcune clausole dello statuto dell’autonomia catalana, approvate in precedenza dal Parlamento centrale e dalla Corte Costituzionale, contribuendo ad un irrigidimento delle posizioni che negli anni successivi ha condotto al prevalere, nelle elezioni regionali catalane, delle forze politiche attestate su posizioni irridentiste. Ancora più responsabile della grave situazione è il governo regionale, guidato dal premier locale Puidgemont, che ha spinto sulla celebrazione di un referendum che sa perfettamente essere illegittimo con il solo scopo di rafforzare la posizione propria e delle forze politiche autonomiste, che nella società catalana in realtà si attestano intorno al consenso di poco meno della metà della popolazione. In ogni caso oggi ci troviamo a vivere, nel cuore dell’Europa, una crisi gravissima, dalle conseguenze potenzialmente disastrose. Per la Catalogna, perché è chiaro che una secessione porterebbe a una gravissima crisi di quella comunità, che vedrebbe il nuovo stato estraneo all’Unione Europea ed impoverito da una fuga – già iniziata negli scorsi giorni – da quel paese delle grandi aziende e degli istituti finanziari. Per la Spagna, perché si aprirebbero le porte alle spinte secessioniste di altre comunità, a partire dal Paese Basco, e chi di noi non ricorda i terribili attentati terroristici di cui è stata protagonista per decenni l’Eta. Per l’Europa, perché il riproporsi di spinte secessioniste aprirebbe la strada all’indebolimento ulteriore di una Unione Europea che già troppo spesso appare essere vaso di coccio fra i vasi di ferro rappresentati dagli Stati Uniti, dalla Cina e dalla Russia. Ora la speranza è che – dopo l’esplodere della vicenda in termini così cruenti – il governo catalano torni ad adottare posizioni più responsabili, quello spagnolo a rivedere atteggiamenti politicamente sbagliati e che l’Unione Europea faccia sentire la propria voce impegnandosi in una mediazione, dimostrando a noi tutti cittadini di non essere solo una entità astratta e priva di qualsiasi vero potere politico.

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