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Il rispetto dell'identità culturale e religiosa di ognuno è la base della vera integrazione

Questa settimana, dopo molto tempo, prendo spunto da un fatto – triste – di cronaca locale. La notizia è la richiesta, fatta dalla famiglia di una cittadina italiana di origini marocchine e di fede islamica, di vedere tumulata una propria cara congiunta secondo i dettami della propria religione. Un fatto normale, un diritto che non andrebbe neanche messo in discussione.

Tant’è che l’articolo 100 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990 – il regolamento nazionale di Polizia Mortuaria – recita testualmente: “I piani regolatori cimiteriali, di cui all’art. 54 possono prevedere reparti speciali e separati per la sepoltura di persone professanti un culto diverso da quello cattolico. Alle comunità straniere, che fanno domanda di avere un reparto proprio per la sepoltura dei loro connazionali, può parimenti essere data dal sindaco in concessione un’area adeguata nel cimitero”. Ma cosa è accaduto? Il Sindaco Cariello ha concesso con una propria ordinanza contingibile ed urgente che fosse realizzata – lungo l’area di cinta del civico cimitero – un’area provvisoria dove la signora, che ha vissuto quarant’anni in questa comunità osservandone lealmente le regole e dando ad essa il proprio contributo, potesse essere tumulata. L’impegno dell’amministrazione comunale è quello – nel rispetto di leggi e regolamenti che, come abbiamo visto, prevedono questa possibilità – di realizzare un’area dove i defunti di fede musulmana possano essere seppelliti conformemente alle loro usanze. A fronte di questo un senatore della Repubblica ha ritenuto si fossero violate delle norme, e ha chiesto ed ottenuto accertamenti di prefettura e forze dell’ordine. Io non voglio entrare nella dinamica delle vicende burocratiche. Dico però che in questa polemica c’è una evidente caduta di stile di chi ha voluto pervicacemente portarla avanti. È un evidente fatto di civiltà consentire a persone di fede diversa da quella cattolica di avere luoghi dove pregare, e luoghi dove essere seppelliti al termine della vita. E dunque bene ha fatto l’amministrazione comunale a trovare una soluzione al problema, almeno in via provvisoria e nell’attesa di realizzare un’area del cimitero per i defunti di fede non cattolica. Ma io questo problema lo affronto – e chi mi conosce lo sa bene – proprio dal punto di vista del cattolico fervente, della persona che crede e che cerca di mettere in atto nella vita di ogni giorno comportamenti coerenti con quelle che sono le sue convinzioni più intime. Per me il dovere di ogni buon credente è quello – oggi magistralmente richiamato nei numerosi quotidiani interventi di Papa Francesco – di essere colmo di amore e di rispetto per tutti, a partire da chi professa una diversa fede o di chi proviene da una diversa cultura. È orribile dover leggere sui social network commenti su questa vicenda che sono privi di qualsiasi pietas cristiana, spesso da parte di persone che si professano devoti. Ed è profondamente sbagliato, da parte di chi è investito di responsabilità politiche, aver sollevato un tale polverone su una dolorosa vicenda umana che merita tutto il nostro rispetto. Avere questi comportamenti, questo atteggiamento mentale così ristretto vuol dire, infine, non aver davvero compreso nulla della società in divenire, delle profonde trasformazioni cui l’Italia e l’intera Europa – come altri stati prima di noi – stanno andando incontro. Il futuro è necessariamente di integrazione ed è multiculturale, e sarebbe più saggio per noi tutti comprendere che questo è un valore, non qualcosa da temere.

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