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Anche quest'anno la vergogna dei cittadini meno abbienti costretti a pagare di tasca loro le analisi del sangue ed altri esami importanti.

Dal prossimo 20 novembre molte prestazioni sanitarie, a partire dalle analisi del sangue e delle urine, potranno essere effettuate nei centri privati convenzionati, fino al prossimo 31 dicembre, soltanto a pagamento. E questo accade, suppergiù nella stessa data, ogni anno da molto tempo.

Peggio ancora accade per altre prestazioni: gli esami radiologici sono a carico dei cittadini già da ottobre, e da due mesi ormai i nostri concittadini sono costretti a pagare di tasca propria gli esami cardiologici, come elettrocardiogrami, doppler carotideo ed eco-cardio. A meno che non si decida di rivolgersi ai centri ospedalieri che, però, hanno liste di attesa lunghissime. Tutto questo, è ovvio, colpisce in primo luogo le fasce più deboli della popolazione: anziani, malati cronici che usufruiscono di norma dell’esenzione dai ticket, persone in grave stato di disagio economico. È un’ingiustizia gravissima, ed è inutile dire che queste persone nella maggior parte dei casi rimanderanno gli accertamenti sanitari non più coperti dal Servizio Sanitario Nazionale alle prime settimane del prossimo anno, non potendosi permettere di sostenerne i costi. In alcuni casi, questo può portare a non effettuare esami clinici che invece occorrerebbero subito, per verificare il proprio stato di salute insieme al medico curante. Ma queste persone – come noi tutti – le tasse le pagano per tutto l’anno, ed avrebbero diritto a vedere erogati servizi primari. È evidente che il sistema sanitario in questo modo non funziona, che non può avvenire che – brutalmente, sulla base di puri elementi economici – larghe fasce della popolazione siano private per mesi di elementari diritti alla salute ed alla cura. È una cosa, questa, che dovrebbe indignarci profondamente, ma alla quale – purtroppo – sembra che piano piano ci si stia abituando. Alla fine dei conti a pagare il conto di inefficienze e diseconomie, ma anche e soprattutto dei tagli sempre più violenti che il governo nazionale effettua da molti anni ai fondi per la sanità nel Sud Italia, sono sempre i più deboli, quelli che delle prestazioni sanitarie di base hanno più bisogno. Io mi rendo conto che ogni giorno le aziende sanitarie locali vanno incontro ad incrementi dei costi e ad una sempre maggiore penuria di risorse, ma vanno individuati altri metodi per affrontare questo problema della carenza di budget. Va salvaguardata a tutti i costi la dignità e la salute dei cittadini, in primo luogo di quelli più deboli. Va migliorata la capacità di programmazione ma, soprattutto, vanno individuati dei criteri che consentano agli anziani ed alle persone affette da malattie croniche che non abbiano i mezzi economici di poter accedere egualmente agli esami, magari riservando ad essi – stabilendo a monte delle adeguate priorità – una quota del budget annualmente previsto per tali prestazioni. Sono interventi – me ne rendo conto – che non competono alla singola Asl, ma che vanno inseriti in un quadro di programmazione regionale e nazionale. Lo stesso Vincenzo De Luca, che da presidente della Regione Campania è di recente riuscito ad ottenere la nomina a commissario di governo per il rientro del deficit sanitario campano, deve fare i conti ogni giorno con la carenza di risorse. Ma a lui questo impegno va chiesto con forza, visto che ha affermato sin dal principio di voler riportare la sanità campana a livelli di piena efficienza: mai più deve accadere la vergogna di cittadini privati dei loro elementari diritti!

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