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A cosa serve realizzare nuovi interventi nel centro cittadino se si lasciano nel degrado i più importanti monumenti?

Praticamente ogni città del nostro Sud – che per il resto per quanto riguarda la manutenzione ed il decoro degli spazi pubblici ha molte pecche - ha una parte del centro particolarmente curata, dove ci sono più negozi, dove il verde è tenuto particolarmente bene, in sostanza la ‘vetrina’ del paese, il luogo che secondo chi vi abita meglio rappresenta quella città. Ad Eboli tale luogo è – a parte il centro storico – la zona del Viale Amendola con i suoi alberi e con il suo ampio marciapiede e Piazza della Repubblica, notevole soprattutto per la vastità del suo spazio. Ma ad Eboli, a quanto pare, questa regola non scritta di fare particolare attenzione alla cura del centro cittadino non vale. Mi spiego meglio: da qualche tempo vedo che vengono apportate piccole modifiche – che potrebbero essere definite migliorative – ad alcune aree della piazza. Sono state affidate alcune aiuole in gestione a privati che – mettendo in evidenza con dei cartelli che tali aree vengono manutenute a loro cura – si occupano, talvolta in modo un po’ approssimativo, della cura del verde. In questi ultimi giorni poi, in una aiuola piuttosto grande posta a lato del monumento ai caduti – quello che tutti noi conosciamo da sempre come ‘i leoni’ – è stata creata, attraverso una recinzione e la realizzazione di un percorso – un’area di sgambamento per i nostri amici cani. Tutto molto bello, o almeno giusto. Però poi ti volti verso l’altro lato della piazza – a neanche 50 metri da lì – e vedi che il monumento alla memoria di Vincenzo Giudice - rinnovato completamente non più di quattro anni fa – versa in condizioni orrende, pietose: dell’acqua e del gioco di luci che dovrebbero fare da cornice al monumento non vi è traccia, e nella vasca quasi all’asciutto un indecente pantano ricoperto di vegetazione spontanea, ché quasi ti aspetti che da lì a qualche istante debba saltar fuori qualche rana. Lo voglio dire con franchezza: non serve assolutamente a nulla voler mostrare a tutti i costi di saper fare qualcosa, avere questa disperata voglia di ‘lasciare un segno’, se poi non si è in grado di evitare che a pochi metri di distanza, nel cuore della nostra Eboli, il monumento a Vincenzo Giudice marcisca letteralmente. Se, scendendo ancora di qualche metro verso il corridoio che congiunge la piazza al da poco realizzato – e tristissimo - Largo Pezzullo si intravedono pavimentazioni sconnesse e bagni chimici lasciati lì in bella vista, senza neanche darsi pena di collocarli, se pur provvisoriamente, con un minimo di razionalità e di decoro. Potremmo dire, certo, che questa attitudine a non aver cura degli spazi pubblici riguarda l’intero Mezzogiorno, se non tutto il nostro Paese. Ma questo non ci assolve, non ci giustifica per nulla. Il mio invito all’Amministrazione Comunale è quello – anche su questi temi – di cambiare radicalmente approccio, operando – magari in silenzio o almeno senza fanfare – per fare in modo innanzitutto che quello che già esiste sia ben tenuto, che il verde urbano sia curato, che i marciapiedi non siano disconnessi e pericolosi. E poi, certo, anche realizzando nuovi interventi, che si spera d’ora in poi siano guidati dal buon gusto e dall’intelligenza.

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Sul Centro Polifunzionale e sul destino dell'Ises si uniscano le forze politiche della città

È di questi giorni la notizia – potenzialmente foriera di gravi conseguenze sul già precario bilancio comunale – dell’avvio del procedimento di revoca del finanziamento per la realizzazione del cosiddetto Centro Polifunzionale “S. Cosma e Damiano”. Poiché l’edificio è già completo ed i soldi, quindi, già spesi, se questa revoca divenisse operativa il comune si troverebbe a dover restituire alla Regione Campania oltre cinque milioni di euro, una cifra enorme per le casse dell’ente. Ma come si è arrivati a questo stato di cose? Mesi fa il Sindaco Cariello decise – nel tentativo di trovare una soluzione temporanea ed urgente – di affidare provvisoriamente il complesso del centro polifunzionale all’Ises. Diverse forze politiche sostennero che tale soluzione non fosse praticabile, neanche in via temporanea, giacché i fondi erogati dalla regione prevedevano che fosse realizzato un complesso ad uso sociale, e non sanitario. Don Enzo Caponigro – già rettore del Santuario dei Santi Cosma e Damiano ed instancabile promotore dell’intervento di realizzazione del complesso - ha più volte reiterato una dura polemica su questa scelta, che a suo avviso tradisce le ragioni dell’intervento, volto alla realizzazione di un vero e proprio centro per i pellegrini che ogni anno si recano in visita al Santuario. Oggi la Regione – senza entrare nel merito del futuro della struttura – ribadisce che, se essa non sarà destinata a finalità sociali invece che sanitarie, il finanziamento sarà revocato. Probabilmente, la Regione Campania non può fare altro, perché la natura di quei fondi utilizzati è vincolata a quel tipo di intervento. Ovviamente, ora il problema va risolto in tempi brevissimi, pena la decadenza definitiva del finanziamento. Io credo che l’errore grave compiuto sia stato quello di non dialogare, di irrigidire le posizioni, e soprattutto di non usare questi mesi per individuare una soluzione con caratteristiche meno temporanee e precarie per l’Ises. Oggi, occorre uno scatto di dinamismo dell’Ammistrazione Cariello per affrontare i due problemi gravi che ha di fronte – ed era purtroppo prevedibile - e per dimostrare capacità di confronto e dialogo con tutte le forze politiche e sociali. Mi attendo anche una capacità di quelle forze politiche e sociali di mostrarsi unite nell’individuazione di una soluzione vera, per il bene della città.

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L'integrazione è la strada maestra

Il dibattito di questi giorni che si sta alimentando in Senato sulla proposta dello ius soli mi spinge a fare delle considerazione sul tema dell'integrazione e del multiculturalismo che possono adattarsi anche alla nostra Città. Chiariamoci subito: “integrazione” non vuol dire annullare le differenze, non vuol dire adattarsi a subire un processo di acculturazione e di inglobamento all’interno di una cultura dominante. Integrarsi, piuttosto, significa trovare un proprio spazio vitale e di espressione delle proprie peculiarità all’interno di un sistema di riferimento che non annulla le diversità, ma le esalta e le ricompone in un quadro multiforme e ricco. Sentiamo spesso dire che in Italia esistono modelli da seguire; il più famoso è quello di Milano elogiato anche dal Ministro degli Interni Minniti. Infatti, il capoluogo lombardo è divenuto modello di accoglienza e integrazione. Il segreto alla base è un'alleanza strategica tra Stato e poteri locali per l'accoglienza diffusa dei migranti. Accoglienza, dunque, che insieme ad integrazione e sicurezza costituiscono il mix vincente necessario per tenere insieme le varie comunità. Questo ci fa capire che argomenti come questi lo ius soli e le politiche di integrazione sono tasselli fondamentali per creare delle politiche di sicurezza per il presente ed il futuro del nostro paese. Non è una strada facile al Sud più che al Nord, tuttavia non possiamo non percorrerla. Dobbiamo essere capaci di compiere uno sforzo di convivenza che vada oltre la tolleranza nei confronti di chi è altro da noi, ma riesca a comprendere a fondo le ragioni che hanno portato i migranti ad allontanarsi dal loro paese di origine andando spesso incontro a traversate disumane. Per realizzare appieno un modello multiculturale di integrazione bisogna partire dalle generazioni più giovani e ciò può avvenire soltanto attraverso un'adeguata integrazione dei sistemi educativi e scolastici delle realtà di inserimento, intesa come strumento chiave non solo per la crescita individuale, ma anche e soprattutto per la prevenzione del pregiudizio, dell’intolleranza, della discriminazione e per lo sviluppo di un senso di appartenenza. Questa soltanto può essere la strada perché non possiamo più negare che viviamo in un mondo globalizzato e questioni come quelle dei migranti e delle politiche di accoglienza sono spesso ridotte, grazie anche alla complicità dei media, a slogan propagandistici e da campagna elettorale che sollecitano la paura ed il sospetto nei cittadini. E il sospetto e la paura si combattono anche grazie a delle azioni che l'Unione Europea sta sostenendo con una certa continuità come progetti di formazione e di ricerca finalizzati a esplorare nuovi punti di vista sulle varie “culture” ospitate nei nostri paesi e nelle nostre strade. Dobbiamo avere il coraggio di non smarrire le ragioni dell'accoglienza, senza però rinunciare alla sicurezza delle nostre strade, contribuendo come cittadini alla costruzione di un modello virtuoso di integrazione sui territori e non cedendo alle lusinghe elettorali di chi ci chiede di girarci dall'altra parte e fare finta di nulla.

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L'Amministrazione Cariello si attivi per migliorare la situazione del trasporto pubblico locale

Il Sindaco di Battipaglia, Cecilia Francese, sta – io credo a piena ragione – cercando di ottenere che Trenitalia prolunghi fino alla stazione ferroviaria della città che amministra la tratta ad alta velocità che, allo stato, giunge fino a Salerno. Questo è reso possibile dal fatto che la stazione ferroviaria di Battipaglia è situata sulla direttrice principale, che prosegue verso la Calabria. La stazione ferroviaria di Eboli è situata, purtroppo, lungo una direttrice secondaria, sulla linea che attraversando comuni quali Sicignano degli Alburni, conduce a Potenza. Questa circostanza rende, evidentemente, irrealistiche richieste simili a quelle avanzate dal primo cittadino della vicina città di Battipaglia. Eboli, tuttavia, è un centro importante della Piana del Sele ed è sede, fra le altre cose, di diversi centri commerciali importanti oltre ad essere snodo di rilievo per quanti intendano recarsi nei numerosi paesi dell’entroterra, di cui resta punto di riferimento. La nostra cittadina è, inoltre, uno dei luoghi di eccellenza della produzione agricola di tutta la Campania, e questo dovrebbe far riflettere circa l’opportunità di ripristinare la stazione ferroviaria di San Nicola Varco, nata molti anni fa per l’appunto quale snodo utile al trasporto delle merci agricole, in un’epoca in cui si erano programmate vaste infrastrutture al servizio dell’economia della Piana del Sele. Investimenti ed infrastrutture rimasti, purtroppo, in larga parte sulla carta o comunque mai portati a compimento. Ne è un triste esempio il mercato ortofrutticolo, poi per anni utilizzato dai migranti giunti per lo più dal Marocco per coltivare le nostre terre quale indecente rifugio di fortuna, e tuttora, ad otto anni dallo sgombero forzato ad opera delle forze dell’ordine che poco ha risolto se non in termini di propaganda, abbandonato a sé stesso dalla Regione Campania, proprietaria dell’area. Ma lasciando per ora correre su tutto questo – che merita un approfondimento più specifico e puntuale che riguarda anche e soprattutto il destino delle nostre produzioni agricole – torniamo alla nostra stazione ferroviaria ed alla scarsità di collegamenti che ad oggi la caratterizza. Dopo le otto di sera è praticamente impossibile prendere un treno, pochissimi i collegamenti anche durante il giorno, al di fuori dell’orario di spostamento dei pendolari. Uno scenario molto triste, e che porterà ineluttabilmente, se qualcosa non cambia, prima o poi alla chiusura della stazione ferroviaria di una città di oltre 40.000 abitanti. Ma è un destino cui ci si può ribellare, cui si può porre rimedio chiedendo a gran voce alla Regione Campania, che ha un contratto di servizio con Trenitalia per il trasporto pubblico regionale, di inserire la nostra stazione nel quadro della cosiddetta metropolitana leggera, e cioè quei servizi di trasporto pubblico con caratteristiche di prossimità che dovrebbero collegare con corse regolari e frequenti le aree fortemente inurbate della provincia di Salerno. Io spero che la nostra amministrazione comunale, che il Sindaco Cariello vorranno impegnarsi seriamente a garantire al trasporto pubblico locale da Eboli verso Salerno, Napoli e verso gli altri principali centri della Campania un futuro migliore, attraverso una interlocuzione serrata con la Regione Campania e con Trenitalia. Magari, impegnando qualche energia in più per questo e dedicando un po’ di tempo in meno a cercare di trasformare la lodevole realizzazione di una pensilina di interscambio per autobus all’ingresso di Eboli in uno ‘snodo di scambio intermodale’. Sarebbe una scelta, io credo, molto gradita ai cittadini ebolitani.

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Sull'urbanistica e sulla pianificazione del futuro dell'area costiera si gioca una parte importante del futuro della nostra comunità

La settimana scorsa dissi la mia opinione su quanti – che dovrebbero essere il fior fiore della classe dirigente della nostra città – si lasciano talvolta andare alla retorica, con la quale cercano di nascondere una drammatica assenza di contenuti, di capacità di programmare, di avere un’idea strategica della nostra città. Questa settimana voglio portare alla vostra attenzione un altro esempio di questo modo – a mio avviso sbagliato e poco produttivo – di rapportarsi con il proprio ruolo nell’amministrare la cosa pubblica. Vi è chi, fra gli amministratori ebolitani, si autoincensa per cose che dovrebbero essere l’abc dell’amministratore pubblico, e che usa a mani basse questa retorica stantia del “chi c’era prima”, “quando non c’eravamo noi”, “i nostri predecessori” e consimili espressioni di deresponsabilizzazione della propria azione politica o di magnificazione di atti che sono – o dovrebbero essere in un paese maturo – di normale amministrazione. Leggo che oggi, finalmente, le spiagge pubbliche ebolitane sono pulite, ovviamente a differenza del recente passato, allorquando i perfidi rappresentanti delle precedenti amministrazioni si adoperavano costantemente per renderle il più sporche possibili! Nel mondo della realtà sia prima che oggi chi amministra cerca di mantenere il più possibile pulite le spiagge pubbliche - ed anche le altre aree della città - scontrandosi con vaste sacche di inciviltà, che mettono a dura prova il lavoro degli operai della ditta che ad Eboli si occupa del servizio di igiene urbana, peraltro da oltre due anni in regime di prorogatio, in attesa degli esiti della gara per l’affidamento del servizio finalmente bandita. Piuttosto, mi chiedo che fine abbia fatto la discussione su argomenti strategici per il futuro della nostra fascia costiera quale l’adozione di un nuovo P.u.a.d., il Piano di utilizzo delle aree demaniali che dovrebbe definire quali sia la strada per uscire dal disastroso presente; mi chiedo se qualcuno si stia interessando a far predisporre un piano di assestamento forestale come fatto nel vicino Comune di Capaccio Paestum, in modo da poter adottare azioni serie di manutenzione e diradamento degli alberi in pineta evitando che la situazione già grave peggiori ancor di più. Come accade proprio nella vicina città di Capaccio, infatti, la nostra litoranea e soprattutto la nostra pineta potrebbero essere, coi dovuti accorgimenti, rese fruibili. Si potrebbe pensare – come già ipotizzato negli anni scorsi – di affidare agli stessi gestori dei lidi – sia quelli già esistenti in occasione del rinnovo delle concessioni sia delle ulteriori aree che potranno essere assegnate – ovviamente con l’obbligo di non realizzare alcuna struttura che non sia perfettamente amovibile e realizzata in materiali e con criteri rispettosi del contesto ambientale, magari inserendo nelle convenzioni anche l’obbligo di lasciare pienamente libere alla fruizione gratuita ampie aree fra quelle concesse in gestione. Ma è soltanto un esempio, sono diverse le strade che possono essere seguite. Ma non è possibile che, oggi come ieri, l’unica porzione di pineta tenuta dignitosamente è quella affidata ai volontari di Legambiente, ed i cittadini ebolitani ed i turisti devono assistere a questa quotidiana vergogna. Vedo troppe foto sui social network e troppo poco studio, troppo poco dibattito sui grandi temi nei luoghi che dovrebbero esservi preposti. Vedo troppe iniziative estemporanee – alcune anche belle e interessanti – ma non vedo un approccio strategico serio ai problemi ed alle potenzialità da sviluppare riguardanti vaste aree del nostro territorio. Un esempio di questo modus operandi – che spero nei prossimi mesi veda da parte del Sindaco e della compagine amministrativa uno scatto d’orgoglio e di capacità di programmare – è l’assenza voluta, negli ultimi due anni e mezzo – di un assessore all’Urbanistica. Il Sindaco Cariello, difatti, ha ritenuto di mantenere a sé deleghe rilevanti, fra cui urbanistica e cultura, a suo dire proprio per poter dare priorità a questi temi tanto importanti. Ma, trascorso ormai metà mandato amministrativo, devo dire che sull’urbanistica – oltre al ritiro che ho condiviso dell’ultima ipotesi di pianificazione generale – assolutamente nulla è stato messo in campo. Ed è proprio la questione della pianificazione urbanistica invece, a partire dal Piano Urbanistico Comunale passando per il Piano di Utilizzo delle Aree Demaniali, uno degli asset strategici che potranno definire il futuro di questa comunità. Attendiamo novità, se resta un po' tempo ai nostri amministratori fra un post su Facebook ed un altro in cui si afferma che oggi è tutto bellissimo rispetto all’inferno del recente passato.

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Sulle compensazioni fra crediti e debiti anche per le fasce sociali più deboli pessima figura dell'Amministrazione Cariello

Viviamo il tempo della retorica più stantia, in cui la classe politica in particolar modo si sente in obbligo di sostituire all’assenza di contenuti il populismo più deteriore, le frasi fatte, il trucco di addossare sempre a chi ha preceduto quel sindaco, quell’amministrazione tutte le colpe del mondo, e di attribuire a sé stessa un ruolo salvifico. Ne è un esempio lampante la polemica di questi giorni, ad Eboli, sulla vicenda delle compensazioni. Il Partito Democratico fa notare – ed avendo piena ragione – che compensare i crediti dei cittadini a fronte di debiti verso il comune di natura erariale è senz’altro giusto, ma che non lo è, invece, se i crediti del comune riguardano prestazioni sociali verso le classi della popolazione meno abbienti e, in particolare, se tali somme sono di provenienza statale o regionale e sono state assegnate proprio con lo scopo di aiutare queste persone che versano in una situazione di disagio economico. Questa scelta diventa ancora più ingiusta se ad andarci di mezzo sono dei minori, che vengono privati di elementari diritti di accesso allo studio. C’è chi sostiene, poi, che una scelta del genere sia anche errata sotto il profilo giuridico, perché non si possono compensare crediti e debiti di natura diversa e perché la legge esclude dalla compensazione espressamente – e non a caso – le misure in favore dei più poveri. A fronte di questa polemica sollevata dal Pd, dapprima sembra che l’Amministrazione Cariello ne abbia preso atto, perché a diversi cittadini giunge comunicazione dagli uffici comunali che le somme destinate all’acquisto dei buoni libro per i propri figli sono ora disponibili, dopo un primo diniego. Ma potevano mai degli esponenti politici ammettere serenamente, in uno spirito collaborativo fra maggioranza e opposizione, che un errore era stato fatto e affermare legittimamente di avervi posto rimedio, anche su suggerimento delle forze politiche di minoranza? Certo che no, e quindi ecco un fluviale comunicato dell’amministrazione, in cui si ricorre a tutti i più obsoleti strumenti dell’armamentario demagogico per non ammettere un fatto ovvio. In sostanza, ovviamente l’Amministrazione è alfiere e paladino della legalità (e ci mancherebbe! Quando poi è stato messo in dubbio?), al contrario di quelle precedenti, che erano ovviamente dedite al più becero clientelismo, e bla bla bla. Poi, noi vogliamo che la gente paghi le tasse (e per caso il Pd non lo vuole? E perché allora ha votato il nuovo regolamento delle entrate in Consiglio Comunale insieme alla maggioranza? E soprattutto, cosa c’entra questa ovvia petizione di principio con il fatto che vi si rammenta che è ingiusto privare chi non ha mezzi degli strumenti previsti dalla legge per mettere in condizione i propri figli di studiare?) Io non sono pregiudizialmente ostile agli atti dell’Amministrazione Cariello, li valuto nel merito e dico la mia di volta in volta, da ex consigliere comunale e da persona che ha – come tanti di noi – a cuore questa città. E devo dire che questa volta davvero è stato compiuto un enorme passo falso, sia per la scelta posta in essere, ma ancora di più per questa grossolana arrampicata sugli specchi fatta dall’amministrazione comunale per cercare di ributtare la palla nel campo dell’avversario. Non si amministra così, ci si assume la responsabilità degli errori e ci si confronta in modo sereno con una forza politica che – nel ruolo di opposizione che le compete – porta avanti la propria azione sempre con spirito costruttivo. Spero davvero che queste cadute di stile non si ripetano.

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Cariello dia spessore strategico alle sue scelte amministrative. L'alternativa è il declino della città

Piazzetta San Lorenzo, nel cuore del centro storico di Eboli. In poche ore un recinto in mattoni viene montato e poi, nell’arco di due giorni, a seguito delle proteste di molti cittadini ebolitani, smantellato. Cos’è successo? Pare che la struttura – davvero brutta e realizzata al centro di uno degli angoli più suggestivi del nostro centro antico – facesse parte di un progetto, “The Heart of Eboli”, che dal 1 al 3 giugno prossimi metterà in gara otto importanti architetti di rilievo, allo scopo – recita il comunicato stampa dell’Amministrazione Comunale – di “riconvertire aree urbane abbandonate in spazi pubblici belli da vedere e da vivere”. Il progetto, patrocinato dalla Regione Campania, dalla Provincia di Salerno, dall’Ordine degli Architetti e da quello degli Agronomi, interesserà numerosi slarghi e piazze del centro storico cittadino. Si tratta senza dubbio di una iniziativa lodevole, di un approccio sperimentale interessante alla rivitalizzazione degli spazi urbani. Tuttavia il primo intervento – peraltro non ancora realizzato ma soltanto accennato – ha scatenato proteste così vivaci da convincere l’Amministrazione Cariello ad una rapida retromarcia, giustificata a quanto sembra dai progettisti come dovuta ad una ‘cattiva esecuzione dei lavori previsti’. Indubbiamente un passo falso. Ma la riflessione che deve scaturirne è, a mio avviso, duplice. Va dato atto all’Amministrazione Cariello del fatto che sta dedicando molte energie alla valorizzazione del centro antico, a volte con iniziative meritevoli, a volte magari concentrandosi così tanto sull’obiettivo da dimenticare che è l’intera città che merita interventi di rivitalizzazione delle are urbane e che, forse, interventi come quelli previsti per “Hearth of Eboli” avrebbero avuto molto più senso in altre zone della città, magari in quelle aree della cinta urbana che ben più del centro storico necessiterebbero di essere abbellite. Tuttavia lo sforzo va apprezzato. Con altrettanta chiarezza, però, devo dire che le azioni messe in campo dall’Amministrazione Cariello in questo primo anno e mezzo di mandato hanno il sapore della disorganicità, denotano un agire che a volte precede il pensare, il pianificare. Manca, in poche parole, una visione d’insieme, un approccio strategico ai problemi ed alle potenzialità della nostra Eboli. Amministrare una comunità articolata e vasta come la nostra richiede, infatti, una visione del futuro, un’idea di cosa Eboli dovrà diventare nell’arco dei prossimi vent’anni, la capacità di programmare avendo davanti una visione di largo respiro. Tutto questo io oggi, purtroppo, non lo vedo. Ed errori come quelli che vediamo ogni giorno ne sono il segno tangibile. Io credo che, anche in questo caso, si sia a un bivio: o l’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Cariello riesce – approfondendo le questioni, coinvolgendo la città, dando vita a riflessioni collettive insieme ad esperti di urbanistica, di economia, di ambiente, di sviluppo locale – a dotarsi di una visione strategica, ed in quel caso i risultati nel medio e lungo periodo arriveranno; oppure continuerà ad operare con buona volontà ma a tentoni, seguendo ora questa ora quell’idea, alimentandosi di slogan che vanno anche bene ma che se non riempiti di contenuti rischiano di divenire mera propaganda. In quest’ultimo caso – e spero fortemente che non sia così – l’Amministrazione Cariello sarebbe destinata a non lasciare segni duraturi di sé stessa, e la nostra città – cosa ben più grave – ad avvitarsi in un lento ma inesorabile declino.

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