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Marina di Eboli. Prospettive turistiche offuscate dal degrado.

Siamo ormai in piena estate e questo, ancor più del solito, mi pone davanti un tema particolarmente sentito essendo la nostra zona vocata non solo all’agricoltura ma anche al turismo. Questa settimana vorrei fermarmi a riflettere sulle condizioni in cui versano gli oltre 8 chilometri di litorale che sono parte del territorio cittadino, la cosiddetta “Marina di Eboli”. Una linea di costa importante, immediatamente confinante con la costa del comune di Capaccio Paestum, e che avrebbe prospettive di crescita molto significative se solo si riuscisse a disinnescare quel meccanismo di inadempienze burocratiche, di incapacità della politica che non riesce a invertire la tendenza al degrado e che lascia persistere, è un dato di fatto, uno stato di incuria inqualificabile, a maggior ragione per un’area così ricca dal punto di vista ambientale, naturalistico, culturale. Molti turisti raggiungono i nostri lidi per trascorrere le loro vacanze. Arrivano ospiti da tutta la regione Campania ma anche dall’estero. E cosa siamo in grado di offrire loro? Troppo poco. Una pineta sporca e non attrezzata, servizi che rasentano la decenza, strutture balneari alcune belle e moderne, rispettose dell’ambiente; altre, purtroppo, ferme agli anni ’70 come aspetto e come qualità della visione imprenditoriale. Investire su se stessi dovrebbe essere il primo passo per rendersi maggiormente appetibili sul mercato. Per non parlare delle condizioni delle strade di collegamento della provinciale ai lidi – i cosiddetti spartifuoco - e di quelle che raccordano uno stabilimento all’altro! L’unico tratto in migliori condizioni è quello che conduce al Campolongo Hospital, il resto versa in condizioni di grave dissesto. Tasto ancora più dolente: i parcheggi, il cui servizio di gestione è oggettivamente carente e sulla cui procedura di assegnazione da parte dell’amministrazione comunale vi sono state numerose polemiche Senza dimenticare l'enorme quantità di immondizia lasciata per strada, dall'organico agli ingombranti, e l'annosa polemica legata alla presenza del poligono di tiro dell’esercito proprio sul litorale di Campolongo, altro fattore di inquinamento per la zona viste le migliaia di bossoli di piombo sparati in mare. Altro problema che si pone ogni estate è il divieto di balneazione a causa del mancato funzionamento dei depuratori. Il sistema fognario delle periferie non è stato ancora completato per cui i reflui delle abitazioni nella maggior parte dei casi non viene filtrato. A questo si aggiunge anche lo sversamento di reflui zootecnici e industriali da parte di alcune aziende - i cui titolari sono evidentemente privi di scrupoli - direttamente nel fiume Sele che sfocia poi in mare. Di pochi giorni fa è la pubblicazione di un video sul social network Facebook da parte di un cittadino che ha ripreso le acque del Sele proprio nel momento in cui venivano imbrattate da liquami inquinanti trasportati poi dalla corrente verso il mare. siero lattiero caseario, reflui zootecnici, letame, melma e chissà cos’altro hanno in quel momento le acque del Sele completamente nere. Si tratta dell’ennesimo episodio venuto allo scoperto in pochi mesi. Per non parlare di quelli che non vengono a galla e di quanti se ne sono succeduti nel corso di questi anni! Le istituzioni, le autorità, in questi casi dove sono? I controlli dove sono? Le misure di prevenzione per evitare che episodi del genere accadano, dove sono? Con particolare riferimento alla mia città, qual è la visione dell’attuale amministrazione Cariello per riqualificare la fascia costiera? Ce n’è una? Io spero davvero di si! Eppure il problema è evidente, il video sui social, e non è sicuramente il primo, è diventato virale. E’ impossibile non sia stato visionato o portato all’attenzione degli organi competenti! Questi atti scellerati e senza scrupoli rischiano di compromettere lo stato della costa in questi giorni affollata dai bagnanti. L’emergenza inquinamento per il fiume Sele e per le acque del mare del nostro litorale è reale e seria. Non è possibile restare a guardare e permettere, di fatto, che si perpetrino atti del genere. Se pensiamo che il divieto di balneazione nelle nostre acque ha ispirato un dipinto realizzato nei giorni scorsi da parte di uno degli artisti che ha aderito ad Art House - progetto di riqualificazione di un bene confiscato alla criminalità organizzata riconvertito in una casa dell’arte - fermarsi a riflettere su come adoperarsi per cambiare le cose è davvero il minimo! Gli artisti provenienti dall’intera regione Campania sono stati ospiti sulla nostra fascia costiera nel corso della rassegna “Spiagge d’artista” organizzata in collaborazione il Distretto Turistico Selecoast. L’intento di questi ragazzi è stato quello di portare bellezza, messaggi di legalità, attraverso l’arte che da sempre è si è fatta strumento di denuncia. Io ringrazio questi ragazzi, con tutto il cuore. Ma tutto questo mi conduce a riflettere, anche in chiave autocritica - da politico, da ex rappresentante delle istituzioni, da cittadino – e mi chiedo e chiedo a tutti noi: noi, a questi ragazzi che vengono qui e si trovano davanti a uno scenario fatto di luci ma di tante ombre, che messaggio diamo? Quale esempio lasciamo? Inquinare l’ambiente significa inquinare se stessi! Lo capiremo una buona volta oppure no? Rispettare il territorio significa prendersene cura. E’ questo il nostro dovere

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