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Combattere gli incidenti mortali sul lavoro è un dovere per tutti

Ogni anno, in Italia, muoiono – per incidenti sul lavoro – oltre 1000 persone l’anno. Senza contare le persone che muoiono per incidenti stradali raggiungendo il luogo di lavoro. Sono le cosiddette morti bianche, una strage silenziosa e perenne di persone che scendono di casa, la mattina, per guadagnarsi il pane, e non vi fanno più rientro. E’ per questo, ed anche sulla scorta delle tragiche notizie di cronaca di questi ultimi giorni qui ad Eboli, che ho deciso, questa settimana, di parlare di questo drammatico argomento. Nella nostra città, infatti, proprio in queste ore è avvenuto – e non è il solo che le cronache giornalistiche di quest’anno ricordino, purtroppo – un drammatico incidente sul lavoro, che vede un operaio sessantenne in gravi condizioni. La Campania – che conta circa un milione e mezzo di occupati – è ottava in Italia per incidenza di decessi sul lavoro,e seconda fra le regioni meridionali. Nel solo primo semestre del 2016 si sono contati 32 lavoratori campani deceduti mentre, semplicemente, cercavano di fare il proprio mestiere, di guadagnare il salario con il quale svolgere una vita dignitosa e garantire la sussistenza della propria famiglia. Un operaio del Chianti, Marco Bazzoni, da molti anni in prima linea per combattere – anche attraverso la proposta di modifiche normative – le morti bianche, che lui definisce “la strage dell’indifferenza”, ha, lo scorso novembre, scritto a Papa Francesco, in occasione della sua visita pastorale a Firenze. Nella lettera Bazzoni chiede aiuto al Pontefice affinché si faccia portavoce di questo dramma presso la politica italiana perché – spiega - : “Quando muore un lavoratore non è mai dovuto al tragico destino, ma perché in quell'azienda non si rispettavano neanche le minime norme per la sicurezza sul lavoro”. Ed è proprio questo – io credo – il nodo, il punto focale: quando un lavoratore muore o rimane gravemente ferito, nella gran parte dei casi ciò è dovuto alla mancanza di rispetto – da parte dei datori di lavoro – delle norme di sicurezza, che in alcuni casi sono anche insufficienti. Ed a Eboli, di gravi incidenti sul lavoro, negli ultimi anni ne sono avvenuti diversi. E a questi tragici eventi andrebbero aggiunte le persone che muoiono – o che restano gravemente ferite – mentre si recano al lavoro, e penso nella nostra città ai tanti poveri ragazzi morti mentre in bicicletta andavano a guadagnarsi la giornata nelle serre. Andrebbero aggiunti i tanti lavoratori che contraggono gravi patologie respirando polveri di amianto, i tanti lavoratori che in ore ed ore sotto le serre respirano – senza alcuna protezione – i mefitici effluvi delle sostanze chimiche utilizzate in agricoltura. Che tutto questo avvenga nel 2016, ogni giorno, sotto i nostri occhi, qui intorno a noi è inammissibile! Occorre una grande campagna di controlli sul territorio, e di questa esigenza deve, io credo, farsi portavoce l’Amministrazione Comunale. Controlli che devono partire anche dalle commesse pubbliche, dove pure sembra non manchino ditte che operano, talvolta, senza rispettare pienamente le norme di sicurezza. Su questo deve esserci – qui si! – tolleranza zero. Occorre, poi, una grande campagna di sensibilizzazione, che spieghi ai lavoratori, ai loro figli nelle scuole, a tutte le persone che possono incidere con la loro azione quali sono i diritti dei lavoratori in questo ambito, quali le norme di sicurezza da rispettare per salvarsi la vita. Anche in questo caso spero che l’Amministrazione Cariello voglia ascoltare il mio appello, ed attivarsi – sollecitando tutti gli enti preposti – per dare vita a una campagna educativa massiccia, che parta dalle scuole e dai luoghi di lavoro.

Tags: dono,, di donato,, lavoro, morti bianche, incidenti sul lavoro, feriti, morti sul lavoro, tragedia,, prevenzione, sicurezza sul lavoro

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