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Mobilitarsi contro l'assurda proposta di delocalizzare le fonderie Pisano a Campagna è necessario!

E’ notizia di questi giorni – e sta già scatenando condivisibili reazioni dei cittadini e delle istituzioni – la proposta – da parte della proprietà delle Fonderie Pisano di Salerno – di delocalizzare la produzione nel territorio del comune di Campagna. Che sia una proposta scellerata e senza alcun costrutto è intuibile, ma vorrei cercare di spiegarne le ragioni e di svolgere una ulteriore riflessione. Partiamo dalla storia. Le Fonderie Pisano operano a Salerno, nell’area di Fratte, nel campo della produzione di ghisa di seconda fusione, con uno stabilimento di circa 30.000 mq più depositi, e occupano all’incirca 120 unità lavorative. Da tempo la loro attività è accusata – sia da parte di comitati di cittadini sia da parte di numerosi esperti – di essere portatrice di inquinamento atmosferico a causa dei processi di lavorazione, con pesanti ricadute sulla salute pubblica. Come sappiamo, stabilire un nesso causale diretto fra attività industriale e conseguente inquinamento ed incremento delle malattie tumorali e di altra natura in una data zona è estremamente complicato, e necessita di studi epidemiologici estremamente accurati e spesso lunghi. Fatto sta che le Fonderie Pisano – alla luce del superamento dei limiti di immissione in atmosfera di residui di lavorazione altamente inquinanti – attualmente sono sotto sequestro. Il problema dei residui inquinanti derivanti dalle attività siderurgica è- del resto – noto da tempo, e l’ultimo dei casi eclatanti è il gigantesco complesso siderurgico di Taranto, l’ILVA, al centro di inchieste e sequestri da tempo ed oggi in amministrazione straordinaria. Delocalizzare in un’area densamente popolata lo stabilimento è, alla luce dei fatti, una ipotesi incomprensibile e stolta, generata probabilmente dal tentativo – effettuato come spesso accade in extremis e senza adeguata programmazione – da parte della proprietà di individuare soluzioni che possano portare al proseguimento delle attività imprenditoriali. E – nell’individuare soluzioni possibili e programmate in modo sensato – va evidentemente considerata anche l’esigenza dei lavoratori di mantenere il proprio posto di lavoro, equilibrandola però con il rispetto delle condizioni ambientali del territorio e con il diritto alla salute dei cittadini. Magari indirizzando gli stabilimenti – nel tempo – verso produzioni meno inquinanti e verso una ricollocazione più appropriata. Vorrei – però – concludere con una riflessione che parte da questo problema ma che si fonda anche sull’analisi di una tendenza che sta andando avanti da almeno un paio di decenni. Parlo della tendenza – basata su scelte politiche a mio avviso afflitte da parziale miopia – di delocalizzare dall’area della città di Salerno le infrastrutture produttive più problematiche provando ad indirizzarle – di sovente ed in mancanza di altri spazi – verso la Piana del Sele. Penso all’idea – poi abortita io credo fortunatamente – della delocalizzazione del porto industriale di Salerno nell’area costiera di Eboli e Battipaglia, ipotizzando un futuribile quanto inconsistente progetto di “porto- isola” lungo il litorale. E’ evidente che questa linea di tendenza deriva dalla volontà delle amministrazioni comunali salernitane di rafforzare la vocazione turistica della città – scelta assolutamente condivisibile – senza però avere una idea chiara dello sviluppo del territorio provinciale nel suo complesso, e mostrando per questo verso grave miopia politica. Mi aspetto , concludendo questa mia riflessione, che la politica sappia sviluppare una riflessione strategica, di non corto respiro, sullo sviluppo di Salerno in armonia ed in intima connessione con l’area sud della provincia, che è a storica vocazione turistica ed agroalimentare. E mi aspetto, ancora, che Eboli – la città e la sua classe politica insieme – sappia mobilitarsi contro una proposta che – se posta in essere – creerebbe danni ambientali gravissimi al territorio, giacché l’area individuata, se pure appartenente al territorio del comune di Campagna, è di fatto vicinissima alla nostra città. E che le polveri e i residui della lavorazione dei metalli non vengono di certo fermate dai confini comunali!

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