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La Piana del Sele è a un bivio fra possibili diversi modelli di sviluppo?

Questa settimana vorrei svolgere una breve riflessione che parte da due notizie di cronaca apparentemente del tutto diverse. Anzi, del tutto contraddittorie se osservate dal punto di vista di chi guarda a un territorio con uno sguardo veloce e, forse, un po’ distratto. Sono due notizie che riguardano entrambe – se pure in senso molto vasto – l’agricoltura della Piana del Sele che, come ben sappiamo, è la principale attività nella nostra area geografica. Partiamo dalla prima, una bella notizia: l’istituto agrario di Eboli, il “Giustino Fortunato”, sarà, con una propria delegazione, presto in Brasile, per cimentarsi nella creazione di un prodotto ‘nuovo’ nel settore fresco del “Made in Italy”. L’attività consisterà nello sperimentare in loco colture selezionate, dalle sementi agli innesti, che, attraverso la formula del test drive, vedranno la crescita di piante di pomodorino – inteso come uno dei prodotti principe della dieta mediterranea – ed adatto al mercato brasiliano, attento per tradizione alla cultura del buon cibo. E’ un onore per una scuola del nostro territorio, una scuola che svolge da sempre un lavoro straordinario in termini di attività sperimentale e di promozione delle migliori pratiche in agricoltura nella Piana. E’ ancora più un onore, ed anche e soprattutto un segnale di grandissima vitalità della nostra agricoltura, che sia chiamata per questo importante esperimento in Brasile una realtà che appartiene alla nostra Eboli, a riprova di quanto l’agricoltura qui sia affrontata con metodi moderni e con criteri volti alla selezione della qualità. Ma veniamo alla seconda notizia, quella brutta, anzi orribile, che pure attinge alla cronaca di questi giorni nella nostra città, e che, se pure indirettamente, riguarda anch'essa l’agricoltura: un operaio trentottenne di origini marocchine, residente da moltissimi anni in Italia e regolarmente assunto in una azienda agricola, è rimasto gravemente ferito cadendo dal tetto di un container dove stava effettuando degli interventi di manutenzione. Container utilizzato, appunto, come deposito agricolo. Due notizie che trasmettono l’idea di mondi vicini, coesistenti, eppure non comunicanti e diversissimi. Due mondi, che però, appartengono entrambi alla nostra realtà, a quella Piana del Sele che produce – nella nostra agricoltura - contemporaneamente ricerca e qualità di altissimo livello e - al contrario - sfruttamento, pericolo, precarietà per tanti troppi lavoratori. Oggi non intendo fare appelli alla politica, alla classe dirigente. Ho accostato, certo provocatoriamente, due notizie così diverse per richiamare l’attenzione di noi tutti sulle possibili linee di tendenza che attraversano la nostra comunità: quella verso il progresso, verso la crescita sostenibile; l’altra verso il ritorno a modelli di sviluppo arcaico e regressivo. Sono convinto, nonostante i molti problemi presenti, che la linea di fondo che la nostra comunità sta perseguendo con tenacia sia la prima, quella della crescita intelligente e dello sviluppo armonioso.

Tags: di donato,, sviluppo,, Piana del Sele, agricoltura, sviluppo sostenibile, modelli di aviluppo, territorio, istituto agrario

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