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Ora si avvi una riflessione seria nel Partito Democratico.

Il netto prevalere del No al referendum istituzionale dello scorso 4 dicembre ha aperto – come tutti ben sappiamo – una drammatica crisi di governo. Renzi – non senza coerenza – ha annunciato nella notte stessa dello scorso 4 dicembre le proprie dimissioni, ed il Presidente Mattarella ha conferito oggi l’incarico a Paolo Gentiloni – esponente del Partito Democratico nonché Ministro uscente degli Affari Esteri –di formare il nuovo Governo che, a quanto sembra, vedrà il sostegno delle stesse forze politiche che sostenevano Renzi. La percentuale altissima del No al referendum è stata, evidentemente, in parte manifestazione di dissenso verso le riforme istituzionali proposte dal premier Renzi; ma è stata, in larghissima misura, voto di protesta e di espressione di forte disagio sociale. Larghissima parte dei giovani ha votato no, larga parte del mondo della scuola, dei docenti, ha votato no. Io personalmente resto convinto che la riforma costituzionale proposta fosse valida nell’impianto. Che il successo del si avrebbe dato la possibilità all’Italia di avere un sistema legislativo più snello, tempi di decisione sensibilmente minori, ed anche di superare il problema della eccessiva frammentazione delle competenze fra stato centrale e regioni. Ma il popolo sovrano ha risposto nettamente di no, e si può soltanto prenderne atto. Così come sarebbe saggio prendere atto del fatto che, al di là di ogni considerazione, sono stati compiuti degli errori importanti nel focalizzare attorno al referendum costituzionale, da parte del premier Renzi, un vero e proprio plebiscito a favore o contro la propria leadership. Ora, però, ci sono scadenze importanti che attendono il Paese. C’è innanzitutto da approvare definitivamente la legge di stabilità, ci sono da affrontare importi scadenze in sede europea, c’è da capire come evitare collassi del sistema bancario in conseguenza della possibile instabilità dei mercati e della situazione sempre più critica del Monte dei Paschi di Siena. E c’è da rivedere, all’indomani della prossima pronuncia della Corte Costituzionale sull’Italicum, l’impianto delle legge elettorale, da affrontare insieme alle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione.E c’è, soprattutto, da affrontare un forte disagio sociale, una sofferenza diffusa in ampie fasce della società, a partire dal mondo dei giovani, afflitto da un tasso di disoccupazione altissimo, una vera e propria generazione bruciata a causa degli errori dei padri. Il Partito Democratico, per parte sua, oltre a dover garantire responsabilmente la governabilità del Paese, dovrà affrontare nei prossimi mesi una stagione congressuale importante, in cui credo occorra dare vita a un dibattito serrato che dia – lo spero davvero – nuova linfa all’azione politica, e che riesca a superare un confronto interno davvero giunto ai limiti della decenza.

Tags: di donato,, dirigente pd,, pd,, renzi, gentiloni, governo, premier, referendum

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